
NIK92 - 19960101 - MOSCOW, RUSSIAN FEDERATION : (FILES) This undated 1996 photo shows Russian S-300 air defence missiles at a military training camp in Russia. Cypriot President Glafcos Clerides announced 29 December that the S-300 his country purchased from Russia last year could be deployed in Crete instead of Cyprus as originally planned. Turkey had threatened to destroy the missiles if they were deployed on Cyprus, one-third of which is under Turkish occupation. EPA PHOTO EPA FILES/VLADIMIR MASHATIN

MOSCA – Vladimir Putin punta i missili su Berlino. Potrebbe sembrare la classica metafora giornalistica, o una mossa da giocatori di Risiko, invece pare sia da prendere in senso letterale. La Russia ha schierato S 400, Iskander e Topom M a Kaliningrad, tra Lituania e Polonia. Missili che possono trasportare testate nucleare e che possono coprire una distanza che arriva appunto alla capitale tedesca.
E a quanto pare gli americani e i governi europei che aderiscono alla Nato sono ben coscienti di quello che stanno facendo i russi.
Spiega Stefano Stefanini su La Stampa:
I missili di Kaliningrad non possono essere considerati una risposta alle misure della Nato. È la versione russa; sul piano militare è risibile. Missili e testate atomiche, da una parte, e quattro battaglioni dall’altra, sono incommensurabili. Intanto Mosca aveva messo in cantiere lo spiegamento da prima. Ma soprattutto per numeri, mezzi e minime infrastrutture, la «Enhanced Forward Presence» serve soprattutto a scoraggiare; non potrebbe difendere contro la massiccia superiorità convenzionale russa.
Si può sostenere che i missili di Kaliningrad siano un deterrente che garantisce a Mosca il corridoio di sicurezza verso il Baltico. Nessuno lo minaccia: non esistono piani o esercitazioni offensive Nato contro Kaliningrad. Tuttavia si trova nel mezzo della Nato e dell’Ue e nella percezione russa di sicurezza, insofferente della contiguità territoriale, Kaliningrad è a rischio per definizione.
