MOSCA – Calano i numeri e l'entusiasmo delle delle proteste di piazza dell'opposizione russa dopo la rielezione del premier Vladimir Putin al Cremlino, con una percentuale (63,6%) difficilmente contestabile nonostante i brogli e un riconoscimento internazionale suggellato ieri da una telefonata di Obama. Oggi, in una Mosca quasi ovunque blindata, sul largo marciapiede del Novi Arbat, una trafficatissima arteria a otto corsie tra il Cremlino e la sede del governo punteggiata da grigi grattacieli brezneviani, si sono ritrovati in circa 20 mila (10 mila per la polizia, 25 mila per gli organizzatori), un quinto della folla vista ai cortei prima delle presidenziali.
Si sono registrate anche alcune defezioni importanti, come quelle dell'ex ministro delle finanze Alexiei Kudrin e dell' oligarca Mikhail Prokhorov, mentre il popolare blogger anti Putin Alexiei Navalni ha preferito restare tra la gente, senza salire sul palco.
''Ci dicono che siamo pochi, che siamo solo 25 mila, ma potevamo immaginare di essere tanti tre mesi fa?'', incalza il giornalista Serghiei Parkomenko, uno degli organizzatori. ''La nostra e' una maratona, in alcuni momenti si tira il fiato'', spiega Ilia Iashin, uno dei leader della contestazione. ''Abbiamo fatto l'esperienza per la prima volta della resistenza e questo non e' che l'inizio. Ci privano della liberta' da 12 anni, e' impossibile farla tornare in tre mesi'', gli fa eco l'ex campione di scacchi Garry Kasparov.
''Le proteste continueranno, solo la piazza, solo le masse possono ottenere il cambiamento'', arringa Serghiei Udaltsov, che promette un corteo di un milione di persone per il primo maggio, una settimana prima dell'insediamento di Putin.
L'onda della protesta cresciuta dopo i brogli delle legislative di dicembre sembra tuttavia smorzarsi: resta lo zoccolo duro ma la partecipazione diminuisce, gli slogan si ripetono, l'entusiasmo cede alla frustrazione, alla stanchezza, alla rassegnazione. Nelle altre citta' russe il mare delle contestazioni e' gia' quasi calmo, come dimostrano le poche decine di attivisti scesi in piazza oggi per cortei non autorizzati (40 fermi a San Pietroburgo e 60 a Nizhni Novgorod). La primavera russa, insomma, rischia una gelata. Complici le divisioni interne ad un movimento eterogeneo, privo di un vero programma e di un unico leader. Non tutti, ad esempio, condividono le scelte oltranziste del capo del fronte di sinistra Serghiei Udaltsov, che anche oggi e' riuscito a farsi arrestare dopo aver tentato con un manipolo di militanti, al termine della manifestazione, una marcia non autorizzata verso piazza Pushkin, dove lunedi' scorso la polizia aveva fermato 200 persone. Udaltsov e' stato rilasciato poche ore dopo. Sempre piu' insofferenti inoltre i nazionalisti, che oggi hanno tentato un paio di blitz nelle vicinanze.
A spiegare all'ANSA la tattica per i prossimi due mesi e' l'ex premier Mikhail Kasianov, uno dei leader ''dietro le quinte'' della contestazione: ''le proteste di piazza devono continuare per mantenere la pressione sul potere e far approvare le riforme entro il 7 maggio, quando si insediera' Putin. Cosi' potranno essere registrati nuovi partiti, si potranno formare coalizioni, e in autunno chiederemo le elezioni politiche anticipate''. Ormai palloncini e nastri bianchi non bastano piu', occorrono le armi della politica.
