ROMA – Generazione di stagisti in eterno, senza retribuzione e senza neanche la speranza di vedere un contratto dopo il tirocinio. I giovani tra i 20 e i 30 anni vivono così, alternando l’università agli stage, accumulando negli anni anche 4-5 esperienze di questo tipo. Ma senza trovare un lavoro vero. E secondo gli ultimi dati presentatati in Commissione Ue questa situazione accomuna la maggior parte dei giovani europei, con la differenza che gli italiani restano stagisti ben oltre i “cugini” degli altri Paesi.
La retribuzione? Un sogno. La metà degli stagisti lavora gratis, l’altra metà prende un compenso assolutamente inadatto per mantenersi. La soluzione, molto diffusa in Italia, è bussare a mamma e papà . Il 48,5% chiede soldi ai genitori, ma se si considerano quelli pagati poco la percentuale sale al 65%. Il 26,5% dà fondo ai propri risparmi, uno su dieci si barcamena per fare un altro lavoro oltre lo stage.
Lo stage non serve a trovare lavoro. Uno su cinque dice di aver fatto uno stage perché non trovava altro. Il tirocinio, insomma, è un jolly, un riempitivo per fare esperienza, e domani chissà . Già , domani. Ma lo stage serve per trovare occupazione? Dopo il tirocinio arriva l’agognato contratto, anche a tempo? Decisamente no: secondo il sondaggio Ue solo il 16% ottiene un contratto e si si vede il solo settore privato la percentuale scende al 12.
La ricerca è stata condotta dallo European Youth Forum, ente finanziato dalla Ue. L’obiettivo di Bruxelles è ora quello di scrivere una Carta europea dello stagista: dove non arrivano i singoli Stati ci penserà l’Europa a trovare un rimedio.