ROMA – Ucraina equipara comunismo e nazismo: simboli vietati, carcere a chi nega crimini. La Rada, il parlamento ucraino ha approvato a larga maggioranza (254 a favore su 307 presenti) un progetto di legge governativo che mette sullo stesso piano comunismo e nazismo vietando i loro simboli, la loro propaganda e la negazione del loro carattere “criminale”. Per i trasgressori sono previsti sino a 5 anni di reclusione.
Il pronunciamento non mancherà di riaccendere polemiche storiche e contingenti: da una parte la guerra con la Russia esaspera il confronto ideologico sui disastri del comunismo reale e la politica imperialista degli eredi dell’Urss, dall’altra si sana parzialmente la ferita all’immagine dell’esercito ucraino imbottito di milizie, più o meno regolari, di chiara e palese ispirazione nazista.
E del resto, gli opposti uffici di propaganda hanno insistito a lungo, Putin in testa, a bollare come nazisti i combattenti ucraini per un lato, come bolscevichi affamatori per l’altro. All’alba della sua destituzione, l’ex leader ucraino Yanucovich, considerato l’uomo di Mosca a Kiev, aveva denunciato il colpo di stato ai suoi danni come il frutto di un complotto nazista.
In Ucraina, letteralmente devastata dalla politica anti-kulaki (i contadini contrari alla collettivizzazione delle terre) di Stalin degli anni 30, è ancora vivo il ricordo dell’hodomor, il termine ucraino per definire l’olocausto nazionale: la carestia politicamente pianificata a Mosca portò alla morte, spesso per fame, di milioni di ucraini tra il 1929 e il 1933.
Quando Hitler attaccò l’Unione Sovietica, confidando nella possibilità di costituire una repubblica autonoma sotto la protezione della Germania, i nazionalisti ucraini accolsero favorevolmente le truppe tedesche. Nel 1944 l’Ucraina ripassò sotto il controllo di Stalin che attuò una feroce repressione nei confronti della popolazione, accusata collettivamente di collaborazionismo con i nazisti, aiutati peraltro attivamente dalla popolazione locale nella altrettanto spietata pulizia etnica della Gestapo che condusse gli ebrei orientali nei forni dei lager.