Sul Times di Londra i retroscena delle grandi manovre in corso ai vertici dell’Europa per scegliere il nome del primo presidente dell’Unione europea e del suo ministro degli Esteri; e sullo scontro, felpato, in feluca, ma spietato, tra l’italiano Massimo D’Alema e l’attuale ministro degli Esteri inglese David Miliband.
L’articolo è molto interessante anche perché offre un punto di vista da chi sta sulle sponde del Tamigi, abbastanza differenziato rispetto a quel che viene fatto credere dalle rive del Tevere.
Scrive il Times che Miliband ha dato un forte segnale sul fatto che intende lasciare il governo per diventare il ministro degli Esteri dell’Unione Europea quando ha annullato una serie di impegni in Gran Bretagna, incluso un incontro a Westminster, sede del parlamento di Londra, tra i rappresentanti parlamentari britannici e palestinesi.
Poi, sorprendendo non poco gli ambienti diplomatici europei nei quali si era diffusa la voce della sua rinuncia, lunedi è volato all’ultimo momento a Berlino per unirsi ai leaders della Ue, che partecipavano alla celebrazione del ventesimo anniversario della caduta del muro di Berlino e, nei corridoi e nei salottini riservati, stavano anche discutendo su chi dovrà diventare il loro primo presidente e il loro responsabile degli affari esteri.
Frederik Reinfeldt, il premier svedese presidente di turno della Ue, ha colto infatti l’occasione per sondare i leader su entrambi gli incarichi durante pause dei festeggiamenti alla Porta di Brandeburgo.
L’ipotesi secondo cui Miliband è favorito per la carica di ministro degli Esteri, che implica la rappresentanza diplomatica della Ue per cinque anni e la guida del suo nuovo servizio esteri, secondo il Times ha ripreso forza, anche se Miliband ha sempre negato ufficialmente di aspirare a quell’incarico, sostenendo la linea governativa che appoggia la candidatura di Tony Blair come primo presidente della Ue.
Lunedi sera il premier Gordon Brown ha avuto incontri informali con i leader europei e ha ribadito il suo sostegno per Blair. Nondimeno, rileva il Times, molti leader hano mostrato di essere interessati a concedere agli inglesi solo la carica di ministro degli esteri: «L’Europa sta aspettando di sapere se Miliband è disponibile», ha dichiarato un diplomatico vicino alle trattative.
Lo svedese Reinfeldt ha rifiutato di commentare voci secondo cui le possibilità che Blair diventi il primo presidente dell’Europa si stanno assottigliando. A quanto se ne sa i paesi europei continentali preferiscono per quella carica il primo ministro belga, Herman Van Rompuy, perchè rappresenta un Paese più piccolo e più filoeuropeo, mentre gli inglese, si sa, sul tema europeo sono lacerati tra opposte spinte. Questo spiega perchè Blair ha meno chances.
Il Times prosegue poi nella illustrazione del domino politico europeo. Il belga Van Rompuy è del centro-destra, il che richiede, per bilanciare una scelta trasversale e bi-partitica, la nomina a ministro degli esteri di uno schierato con la sinistra. Secondo il Times, Miliband sarebbe ideale come ministro degli esteri in tandem con Van Rompuy. I due rappresenterebbero l’equilibrio: un candidato di centrosinistra di un grande Paese ed un altro di centrodestra leader di un piccolo Paese.
Il Times parla anche dell’altra accoppiata su cui si discute, quella del premier olandese, Jan Peter Balkenende, come presidente, e Massimo D’Alema, ex-primo ministro italiano, come ministro degli Esteri. D’Alema ha ricevuto l’appoggio di Martin Schultz, leader dello schieramentodi sinistra al Parlamento Europeo.
Ma mentre appare chiaro il peso determinante di Francia e Germania, Reinfeldt ha cercato di calmare le illazioni sull’identità dei candidati ed ha avvertito francesi e tedeschi di astenersi dal raggiungere un accordo tra di loro escludendo gli altri: «Qui non si tratta di avere due Paesi che ci dicono cosa fare e poi lasciarci credere che si tratta della soluzione migliore», ha detto Reinfeldt.
Ha aggiunto: «Le mie consultazioni sono a metà strada e non tutti concordano sugli stessi candidati. E’ importante che tutti possano esprimere le loro opinioni e che troviamo il giusto equilibrio. In questa fase non confermerò alcun candidato. Voglio terminare il mio primo giro di consultazioni per accertare chi avrebbe i sostegni necessari. Dopodichè deciderò di tenere un alto summit e in quella sede chiederò ad altri leader se desiderano presentare le loro candidature ai due incarichi».
A Londra, il portavoce di Brown, alle domande dei giornalisti se il premier volesse escludere la nomina di Miliband, ha detto: «Se il primo ministro non sta attivamente sostenendo la candidatura di David Miliband – come di fatto non sta facendo – allora è chiaro che non desidera la sua nomina». Ha aggiunto il portavoce: «Il primo ministro non ha intenzione di nominare David Miliband in ragione del fatto che David Miliband ha escluso di aspirare all’incarico».