Sulla bocciatura di D’Alema alla carica di alto rappresentante della politica estera europea è in corso la ricerca del colpevole, o perlomeno del responsabile di “omissione di soccorso”. Il presidente dell’eurogruppo socialista, additato, soprattutto dal governo italiano, come l’anello debole della catena pro- D’Alema, respinge le accuse al mittente e offre una ricostruzione diversa del fallimento diplomatico .
Martin Schulz (è lui il famoso “kapò” delle pesanti ingiurie berlusconiane ndr.) dà senza mezzi termini la colpa al Governo italiano e in particolare a Silvio Berlusconi: ” Non ha mai ufficialmente proposto il nome di D’Alema. Questo è un fatto”.
Schulz rintuzza ogni tentativo di accreditare un mancato sostegno a un membro della famiglia socialista, una versione dei fatti che in Italia ha scatenato polemiche tali da mettere in dubbio l’opportunità del Pd di continuare a farne parte. Schulz spiega che le decisioni finali sono avvenute a livello inter-governativo e semplicemente D’Alema non aveva un governo alle spalle che lo sostenesse.
Se Berlusconi, al contrario, lo avesse sostenuto la candidatura, con l’avallo socialista sarebbe andata in porto. “Mi risulta – continua Schulz – che Berlusconi abbia contattato alcuni primi ministri conservatori per chiedere di far cadere la candidatura di Massimo dicendo: non mettetemi in condizione di dover dire di sì a D’Alema”.
