ROMA – Una stangata sulle addizionali regionali che arriva fino al 36%. Stangata, racconta Roberto Petrini su Repubblica, che va avanti da tre anni, dal tempo del federalismo fiscale voluto dalla Lega Nord e che, senza interventi correttivi, nel 2014 rischia di costare in media alle famiglie 529 euro l’anno.
Il perché e il come lo scrive Petrini:
Una stangata strisciante, che va avanti da almeno tre anni mentre tutti gli occhi sono puntati su Imu e Iva: da quando, nella prima metà del 2011, Bossi forzò la mano per incassare il federalismo fiscale e diede il via alla escalation delle addizionali. Un peso già difficile da sopportare allora, ma che è lievitato ulteriormente passo dopo passo. Con l’aggravante che le addizionali Irpef si calcolano, a differenza delle aliquote statali, sul reddito lordo, prima che possano essere mitigate dalle detrazioni per lavoro dipendente e per i carichi familiari. La questione è ora sul tavolo della delega fiscale che intende intervenire sul riordino dell’Irpef locale.
A pagare di più sarà chi ha la sfortuna di vivere in regioni dove la sanità è fortemente indebitata. Per esempio il Lazio. Ancora Repubblica:
il prossimo anno i rincari delle addizionali regionali saranno pari nella media del sistema al 36,3 per cento, portando l’esborso medio pro capite a 529 euro annui. Le aliquote in alcune Regioni in forte deficit sanitario potranno arrivare fino al 2,63 per cento , mentre le altre si fermeranno tra il 2,23 (statuto speciale) e il 2,33 (ordinarie). Nel 2015 una Regione ordinaria in deficit sanitario potrà chiedere ai contribuenti una aliquota del 3,63 per cento (1,23 di base, più 2,1 di federalismo fiscale, più 0,3 di “penale” deficit-sanitario).
Ma quella di tassare a livello regionale è prassi diffusa da tempo senza troppe distinzioni politiche:
Sotto traccia, senza creare scandalo, alle addizionali regionali si è fatto ricorso, aumentandole, con una raffica di provvedimenti: nel 2008 Prodi inserì, e Tremonti attuò con scientifica determinazione, la «tagliola» per le Regioni con i conti sanitari in profondo rosso che impone un aumento dello 0,30 obbligatorio oltre il limite massimo delle aliquote ordinarie. Nel 2011 il federalismo di Calderoli cambiò tutto e aumentò il tetto delle aliquote ordinarie (allora congelate) fino al massimo dell’1,40 per il 2011, del 2,0 per il 2014 e addirittura del 3,0 nel 2015. Nel frattempo il «Salva Italia» di Monti a fine 2011 elevò l’aliquota-base ferma allo 0,9 per cento da anni fino all’1,23 per cento (attualmente in vigore): di conseguenza tutta la griglia si è spostata verso l’alto. Inoltre il decreto della spending review del 2012 anticipò di un anno (al 2013) gli aumenti previsti dal federalismo fiscale per le otto Regioni in «rosso» sanitario.