
ROMA – Se Matteo Renzi sarĂ il nuovo premier con buona probabilitĂ Angelino Alfano lo appoggerĂ . Ma a caldo, appena si profila il cambio al vertice del governo, Alfano chiarisce che la sua non è una fiducia incondizionata. Prima vuole parlare con Matteo Renzi, avere la certezza che sarĂ lui il nuovo premier (l’incarico lo può dare solo Napolitano), discutere se ci sono punti in comune nel programma. Solo allora potrĂ dare la sua fiducia a Renzi.
Era scontata la prudenza di Alfano e non solo per questione di “etichetta” istituzionale. Questa è una crisi interna al Pd, come chiarisce lui stesso, una crisi extraparlamentare. Non formale e istituzionale, ma in qualche modo atipica seppure non nuova nella storia repubblicana. Alfano è legato a Letta da riconoscenza e anche da amicizia personale, preferisce non dare l’impressione di chi sale subito sul carro di chi vince.
C’è poi l’identitĂ del suo movimento, di centrodestra e quindi naturalmente destinato allo schieramento di Berlusconi. Come giustificare un secondo appoggio a un governo di centrosinistra ai proprio elettori? Ecco perchĂ© Alfano usa prudenza. Se nel nuovo esecutivo “non si avranno le condizioni politiche per far valere le nostre istanze noi diremo no alla nascita del nuovo governo”, dice Alfano in conferenza stampa. “Per noi non sarĂ un governo politico”.
