C’era una volta Alleanza Nazionale, oggi restano soltanto rancori e polemiche: dalla vicenda della casa di Montecarlo alla votazione sulla sfiducia a Caliendo, tra gli ex An emergono spaccature sempre più nette. L’ultimo episodio, in ordine cronologico, è stata la rissa sfiorata a Montecitorio tra Marco Martinelli (rimasto fedele al Pdl) e Aldo Di Biagio (che fa parte della “pattuglia” finiana). Il primo ha tentato di aggredire il secondo, “reo” di non aver votato in linea con la maggioranza e per questo tacciato di tradimento e non meritevole di sedere accanto al gruppo del Pdl: “Se voti con quelli (finiani, casiniani, rutelliani) qui non ti ci siedi”.
Lo stesso Martinelli ha poi strappato la tessera del partito a un altro finiano ex An, Enzo Raisi, scagliandola via. Raisi ha minimizzato sull’accaduto (“Mi ha attaccato per affetto”), ma è ormai chiaro che la situazione è precipitata in maniera forse irrimediabile. Ecco come ha commentato l’episodio un altro vecchio aennino come Francesco Storace: ”Provo profonda tristezza per quanto sta succedendo all’interno di quel mondo che ha seppellito Alleanza Nazionale. La rissa alla Camera è veramente un brutto spettacolo: An contro An è qualche cosa che non avremmo mai voluto vedere e questo spiega a sufficienza quanto importante ricostruire la destra italiana partendo dal nostro movimento”.
L’altro fronte “caldo” è quello relativo alla casa di Montecarlo, lasciata in eredità al partito dalla contessa Colleoni e attualmente abitata da Gian Carlo Tulliani, fratello della compagna di Fini. Anche la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sugli atti di compravendita dell’abitazione: le ipotesi di reato sono truffa aggravata e appropriazione indebita.
Aldilà degli aspetti legali, la questione ha scatenato violente polemiche tra gli ex An. L’ultimo a parlare è stato il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, per il quale il patrimonio di An ”non può finire nelle mani di Fini solo perché era segretario del partito”, per cui bisognerà ”studiare il profilo giuridico della cosa, ma non credo che ci saranno liti su questo. Magari verrà diviso in due fondazioni”. Comunque sia, ha ribadito Matteoli, Fini ”ha l’obbligo di chiarire”.
Nel frattempo gli ex An rimasti con Berlusconi hanno preso di mira Giovanni Pontone e Donato Lamorte, i due tesorieri del patrimonio che appartiene al partito. Come ha spiegato il Giornale “la cassaforte del partito è confluita in un’associazione che nel 2011 si trasformerà in fondazione. Tesoriere è un comitato di gestione a maggioranza finiana mentre a gestire l’intero e immenso patrimonio immobiliare sono due società che fanno capo al finiano Donato Lamorte”. I parlamentari fedeli al Pdl hanno deciso quindi di “congelare” i beni in maniera tale da “bloccare” le mosse dei due, considerati fedelissimi di Fini. La sfida continua.