ROMA – L’immagine che sceglie Alessandro Trocino per il Corriere della Sera è quella di un Beppe Grillo Amleto con il teschio in mano: scaricare o tenere Virginia Raggi? Questo è il dilemma per il fondatore M5s, sospeso tra l’esigenza di non naufragare a Roma e quella di non contaminare il Movimento con un’inchiesta giudiziaria che sembra appena agli inizi, quella che ha portato all’arresto del consigliere Raffaele Marra.
La notte tra venerdì 16 e sabato 17 dicembre è stata quella della resa dei conti. I vertici M5s a Roma si sono riuniti all’hotel Forum. E sul banco degli imputati sono finiti, come era prevedibile, proprio Raggi e Luigi Di Maio. E’ lui ad aver spinto nelle scorse settimane per andare avanti con il sindaco nonostante le perplessità crescenti del Movimento per quelle scelte difficilmente spiegabili e digeribili. Una scelta, quella di Di Maio, che ha di fatto significato la fine del mini direttorio romano e che ora viene rinfacciata a Di Maio. Contro di lui quegli esponenti M5s compatti nel dire che “le scuse della sindaca non bastano proprio”, da Paola Taverna a Carla Ruocco.
L’ipotesi che circola alla fine del vertice è quella che a Virginia Raggi venga tolto il simbolo M5s. Il sindaco, per ora, i numeri per andare avanti ce l’ha, così come ha dalla sua gli esiti di una elezione quasi plebiscitaria. Ma la situazione è più che mai fluida. Diversi giornali, per esempio, scrivono di 10 consiglieri comunali che sarebbero pronti in qualsiasi momento a togliere la fiducia alla Raggi. Significherebbe, numeri alla mano, che il governo di Roma è già finito e che a meno di nuovi assetti oggi non immaginabili presto si dovrà tornare alle urne. Un disastro per M5s.
“Cosa possono farmi? Togliermi il simbolo? Se lo fanno, vado avanti comunque” avrebbe detto Raggi secondo il Corriere della Sera. Non sarebbe di certo il primo sindaco M5s a governare senza più il sostegno esplicito del Movimento. Ma Parma è una cosa, Roma un’altra.
“Te l’avevo detto, ora rimedia” avrebbe detto Grillo a Raggi prima del vertice. Già, rimedia. Ma come? Le parole che Trocino attribuisce a Raggi fanno pensare che forse il sindaco ha capito ma che di certo non sa che pesci pigliare:
«Scusa, mi sono sbagliata, ma non potevo saperlo. Sembrava così intelligente, sapeva i regolamenti a memoria. Quando uscirono le inchieste mi rassicurò». I due hanno concordato la frase poi detta in conferenza stampa: «Probabilmente abbiamo sbagliato. Mi dispiace nei confronti dei cittadini romani, di M5S e di Beppe Grillo, che aveva sollevato qualche perplessità».