ROMA – Ha ragione, eccome se ha ragione il quotidiano La Stampa ad aprire la sua prima pagina del 14 aprile 2011 non con quello che Berlusconi governante d’Italia fa, ma con la più sentita e pungente domanda: fino a quando continuerà a farlo? Il titolo grande è: “Berlusconi: non mi ricandido”. Ed è questa giustamente l’unica “notizia” colta e raccolta da una trentina di giornalisti stranieri invitati la sera prima a cena dal premier. Anche la stampa estera non considera più “notizia”, non si sorprende, tanto meno stupisce e sobbalza di fronte a un capo di governo che dichiara sua missione la “guerra” alla magistratura del suo paese, si è abituata, la considera routine berlusconiana. E nemmeno i giornalisti stranieri si soffermano più sulla contraddizione tra Berlusconi che proclama “cene eleganti” le feste serali ad Arcore lo stesso giorno in cui altre due ragazze partecipanti, Ambra Battilana e Chiara Danese, raccontano di essere fuggite da tanta “eleganza”. Con Ambra e Chiara sono cinque le testimoni che la raccontano diversa da come la racconta Berlusconi. Nei loro paesi sarebbero eccome “notizie”, capaci di smuovere e anche sloggiare un premier, ma i giornalisti stranieri sanno che in Italia non funziona, non va così.
Quindi “aprono” i rispettivi articoli sui rispettivi giornali con la “notizia”. The Wall Street Journal: “Il primo ministro italiano ha dichiarato che non vorrebbe avere più incarichi pubblici dopo il termine dell’attuale legislatura, il 2013…”. Il Guardian: “Ha nominato come suo probabile successore un giovane ministro che ha portato in Parlamento la misura che avrà l’effetto di bloccare il processo in cui è accusato di aver corrotto l’avvocato inglese David Mills…ha rivelato che non vorrebbe ripresentarsi alle prossime elezioni politiche del 2013, e ha indicato Angelino Alfano…”. La “notizia” dunque è che quel che fa Berlusconi governante d’Italia continuerà a farlo fino al 2013. E pensare, cogliere, intuire che questa è la “notizia” comporta pensare, cogliere e intuire che fino ad allora e comunque fino a che Berlusconi non dovesse decidere di mollare, nulla e nessuno gli impedirà di fare quel che da governante sta facendo, qualunque cosa sia. La stampa estera l’ha capito, lo dà per scontato. Può dichiarare guerra alla magistratura, litigare con l’Europa sugli immigrati, contraddire l’Europa sui permessi temporanei, sottrarsi alla guerra di Libia, avere al governo ministri anti Europa, accumulare testimonianze contro di lui sulle “cene eleganti”, avere un paese che non schioda da una mini crescita dell’un per cento del Pil, comunque resta e continua. Almeno fino a che non si stufa. E la “notizia” è dunque che nel 2013 Berlusconi sarà stufo. Stufo e non cotto, perché è lui e solo lui che decide.
