ROMA – C’è confusione. Tanta, troppa. Se non nella testa, almeno nelle parole del nostro premier. Testimonianza ne è la performance regalata da Berlusconi nel salotto di Vespa. Ad una certa età e soprattutto al centesimo comizio, si sa, si può perdere qualche colpo. Capita a tutti. Se poi ci metti l’ombra della sconfitta a Milano e forse anche a Napoli, la sensazione che il consenso sfugga di mano, l’insolenza di quelli che vanno dicendo, e documentando, che stai diventando un “Re Mida” alla rovescia, una volta, appena ieri, quel che toccavi diventava oro, adesso ti pregano di non mettere le mani ovunque o almeno di non lasciare impronte…
Mercoledì 25 maggio Berlusconi a Porta a Porta ha smentito se stesso, anzi ha fieramente polemizzato con se stesso. La prima è una pratica non nuova nel nostro premier, la seconda è una new entry, una pratica che nella forma e nei modi nell’ultima uscita non si era mai vista e sentita.
Nel tentativo di risalire la china in vista dei prossimi ballottaggi Berlusconi, ma soprattutto di scaricare dalle sue spalle ogni diretta responsabilità, eccolo dire che “chi ha caricato di significato politico queste elezioni amministrative ha sbagliato”. E chi era stato a “caricare”? Berlusconi in uno, due, dieci comizi ed in innumerevoli messaggi telefonici ai vari popoli del centro destra. Le amministrative sono una cosa e le politiche un’altra, senza dubbio, peccato che chi ha caricato questa tornata elettorale di un significato politico più ampio sia stato proprio Berlusconi. Per scelta e non per caso, per calcolo e non per foga. La pratica, discutibile, di ridimensionare il significato di un voto quando si perde e di enfatizzarla quando si vince è purtroppo pratica diffusa. Ma questo non assolve il premier che prima carica le amministrative di una valenza politica salvo poi auto smentirsi quando vede che le cose vanno male.
Questo è però il meno, non è una novità per Berlusconi come non lo è per la politica italiana. Ma il cavaliere si sa, è sempre un passo avanti agli altri. E allora avanti. Nega, il premier, di aver attaccato i giudici in campagna elettorale visto che lui dei giudici parlava massimo “3/4 minuti a comizio” e “in modo ironico”. Avrà di certo ragione. Si saranno di certo sbagliati tutti quegli italiani che, probabilmente in malafede, hanno sentito parlare di “toghe rosse”, di “cancro” del sistema, di “magistratura eversiva”, di “necessità di una commissione di inchiesta parlamentare sulla associazione a delinquere con fini eversivi nelle Procure”.
Berlusconi è un fiume in piena. Ne ha per tutto e per tutti. Ne ha per gli italiani che votano a sinistra, che “sono senza cervello e senza testa sulle spalle” e ne ha per Pisapia, candidato sindaco a Milano, definito “un avvocato di De Benedetti che ha presentato leggi in favore dei terroristi e per l’eutanasia”. Dove, come, quando? Di cosa parli il presidente del consiglio bene non si sa. Persino per il fido Vespa che infatti tentenna e abbozza, finanche, qualche obiezione.
E poi quale crisi, in Italia la crisi non c’è. “Lo vediamo tutti che oggi è difficile trovare un posto al ristorante o in aereo, e poi l’Italia spende 10 miliardi di euro in cosmetici”. Ah beh… di fronte a questi dati come dar torto a Berlusconi? E basta con i soliti comunisti che snocciolano dati su pensioni che non arrivano a 500 euro, su famiglie che intaccano i risparmi per arrivare a fine mese. Questa è demagogia, altroché.
E chi ha parlato di spostare ministeri? Sul decentramento Berlusconi parla chiaro, tutte polemiche inventate dai media. Compresi i suoi.”Vogliamo aprire un ufficio di rappresentanza dei dipartimenti al Nord o al Sud”. Sono evidentemente quelli della Lega che hanno capito fischi per fiaschi. Non è dato sapere però cosa stabilirà se le rappresentanze vanno aperte al Nord o al Sud. Ma magari domani non se lo ricorderà nessuno e la vicenda sparirà cosi come è nata. C’è confusione.
Ma le due chicche migliori Berlusconi le tiene per ultime. Il sistema elettorale che abbiamo in Italia “è il sistema migliore del mondo, il resto sono tecnicismi”. Sarà per questo motivo che la nostra legge elettorale si chiama Porcellum, sarà per questo che c’è la fila di legislatori stranieri che la vogliono copiare, e sarà per questo che tutti in Italia, Berlusconi escluso, da ieri, la vogliono cambiare.
Dulcis in fundo il premier regala all’auditorio anche una perla di saggezza storica. Giorni fa aveva detto che la sinistra vuole fare di Milano la Stalingrado d’Italia, ma in che senso non l’aveva mai spiegato. A parte che oggi Stalingrado ha cambiato nome e si chiama Volgograd ma, la città russa rappresenta per la storia il luogo dove il nazismo venne fermato. Difficile dargli una connotazione negativa. Già da questo si doveva capire che il premier in storia zoppica. E da Vespa ne è arrivata la conferma. In Italia ci sono i comunisti al cubo, non come altrove, non come in Germania dove “la socialdemocrazia tedesca ha rinunciato al marxismo cent’anni fa con il convegno di Gotesborg”. Il congresso e non convegno che il premier vorrebbe citare si celebrò nel 1959, cinquantadue anni fa e non cento e, soprattutto, si svolse a Bad Godesberg, alle porte di Bonn. Bad Godesberg è diventato sinonimo di socialdemocrazia, su ogni libro di storia. Ma Berlusconi deve aver confuso il suono della parola con Goteborg, cittadina svedese teatro di alcune partite di Champions League. Qualcosa del genere gli era capitato il 19 maggio 2010 quando pronunciò “Gogol” e voleva dire “Google”. Ma erano tempi in cui “con quella bocca poteva dire quel che voleva” come asseriva antico slogan di dentifricio. Ora invece, come diceva il santone di Quelo, alias Corrado Guzzanti, “c’è grossa crisi, c’è molta confusione”. Ma non temete, il cavaliere smentirà tutto quanto prima.
