La “strada giusta” per Silvio Berlusconi e Umberto Bossi porta al Quirinale ed è contro Gianfranco Fini. “Non è super partes”, attaccano il premier e il leader della Lega, mentre tirano in ballo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per chiedere il suo intervento e le dimissioni di Fini da presidente della Camera.
Il primo passo, ha spiegato Bossi “non sarà presentare le dimissioni del governo, ma chiedere che Fini sia spostato”.
“Nel corso dell’incontro tenutosi questa sera ad Arcore, le dichiarazioni dell’on. Gianfranco Fini sono state unanimemente giudicate inaccettabili. Le sue parole sono la chiara dimostrazione che svolge un ruolo di parte ostile alle forze di maggioranza e al governo, del tutto incompatibile con il ruolo super partes di presidente della Camera”, si legge in un comunicato diffuso al termine del vertice a villa San Martino.
”Siamo stati incaricati io e Berlusconi”, ha poi aggiunto Bossi. Quindi sarà il presidente della Repubblica a decidere? ”E’ il suo mestiere” ha tagliato corto il ministro delle Riforme, secondo il quale ”alla fine bisognerà andare alle elezioni. Fini si è tirato fuori dal partito di maggioranza. C’è la Lega – ha proseguito – ma quando non ci sono i numeri cosa dobbiamo fare?”.
Sul fronte elezioni ad incontro ancora in corso ciò che trapelava era lo schema previsto: la Lega che preme per le urne (e sembra azzardi anche la data per novembre) e il Pdl che frena.
Umberto Bossi ha ribadito di essere pronto ad andare al voto di fronte ad uno stallo della maggioranza. Ma il premier è rimasto orientato ad attendere di verificare il comportamento dei ‘finiani’ in Aula. La delegazione del Carroccio, secondo qualcuno, avrebbe anche azzardato l’ipotesi di un voto anticipato a fine novembre, proponendo le date del 27 e 28.
Bossi ha preferito lasciare la questione in sospeso, per ora: per lui esiste ”la possibilità tecnica di andare alle urne prima di Natale”, ma che in pratica ”è un po’ più complesso”.
La speranza del Cavaliere (forse l’ultima per evitare le urne), resta ancora quella di dividere il gruppo di Futuro e Libertà e confidare in Parlamento nei cosiddetti finiani moderati.