
ROMA – Silvio Berlusconi candidato premier…direttamente dagli arresti domiciliari. Scenario fantastico, per ora, ma plausibile. Lo azzarda Tommaso Labate sul Corriere della Sera. Non del tutto da escludere, tanto che sarebbe stato Denis Verdini a suggerirlo a Berlusconi, in queste ore descritto in attesa di un “segnale” dal Quirinale che gli restituisca l’agibilità politica compromessa dalla sentenza della Cassazione.
Candidato dai domiciliari…tecnicamente sarebbe possibile. La voglia di elezioni anticipate, anche già in autunno, è forte nel Pdl. Ma c’è un ostacolo: la sentenza di Cassazione. La legge varata da governo Monti, la cosiddetta legge Severino, prevede che siano incandidabili coloro che sono stati condannati in via definitiva a una pena di due anni o maggiore. La condanna di Berlusconi è a 4 anni. La giunta del Senato dovrà pronunciarsi proprio su questo nelle prossime settimane.
Ma il dibattito è acceso. Considerando l’indulto (i reati per i quali Berlusconi è stato condannato risalgono a un periodo precedente il 2006, anno in cui è stato approvato l’indulto) la pena complessiva cala a un anno. Sotto la soglia della legge Severino. La legge allora si applica alla pena complessiva o a quella indultata?
Non solo. Renato Brunetta pone anche un’altra questione, e c’è da giurare che i senatori Pdl la faranno pesare in Giunta: la legge Severino, in caso, verrebbe applicata a reati commessi prima della sua entrata in vigore. Secondo Brunetta sarebbe incostituzionale:
“Un opportunità – scrive – è già offerta dalle prossime ore. La giunta per le elezioni del Senato è chiamata a pronunziarsi sulla decadenza di Berlusconi a seguito della condanna e in applicazione della legge Severino-Monti. Ma quella legge, come messo in luce anche dalla dottrina, presenta forti dubbi di costituzionalità ”. “Perchè -continua – si tratterebbe di applicare la sanzione dell’ineleggibilità a fatti precedenti all’entrata in vigore della legge. Un’applicazione retroattiva di una legge sugli effetti di una condanna penale. La Convenzione europea dei diritti dell’uomo lo vieta. E la Costituzione italiana impone che quella convenzione sia rispettata. Evitiamo una guerra per bande anche su questo punto”.
Non tutti i costituzionalisti sono d’accordo, motivo per il quale la questione dell’incandidabilità di Berlusconi, alla luce della sua condanna, è tutt’altro che lineare. C’è un solo fatto certo: dal 15 settembre Berlusconi avrà un mese di tempo per comunicare al Tribunale se intende passare il suo anno di pena ai domiciliari (opzione che a quanto pare predilige) o presso i servizi sociali. Ecco perché l’ipotesi “Berlusconi candidato premier dai domiciliari” non è così fantasiosa.
E il Pd? Anche da quelle parti tira aria di elezioni d’autunno. Basta il ragionamento che Enrico Letta va facendo in questi giorni: “Cosa significa non farsi logorare? Rassegnare le dimissioni e non farsi licenziare. Se Berlusconi insiste, non perdere la faccia davanti agli elettori”. Per una volta, sono d’accordo anche il segretario Guglielmo Epifani e Matteo Renzi.
