Non ho simpatia alcuna per i radicalismi di maniera, per i gargarismi verbali, per i toni muscolari che, quasi mai, si sposano con la determinazione delle azioni e con il coraggio della iniziativa politica.
Tanto meno condivido quelle campagne politiche e mediatiche che tendono a spiantare ruolo e funzione della democrazia rappresentativa che è fatta anche di faticose mediazioni, di inevitabili compromessi, di riti non sempre comprensibili.
Ci sono troppi esempi, infatti, anche nel recente passato, di furiose polemiche antiparlamentari che si sono poi trasformate in vere e proprie campagne tese a delegittimare le istituzioni in quanto tali e hanno contribuito a picconare l’ordinamento democratico.
Proprio per questo non si può fingere di non vedere che il parlamento sta rischiando la paralisi. Dopo un mese di interruzione post natalizia la Camera dei deputati è stata riconvocata per discutere qualche ratifica e una mozione sulla persecuzione dei cristiani nel mondo.
Lungi da noi l’idea di sminuire l’importanza di temi quali la ratifica della convenzione tra l’Italia e l’Azerbaigian per evitare la doppia imposizione in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per evitare le evasioni fiscali o l’analoga ratifica con la Moldova, ma davvero le aule non hanno altri provvedimenti da affrontare?
Non si poteva magari votare anche qualche provvedimento in materia di evasione fiscale dentro i confini nazionali? Non c’era proprio nulla di più urgente? Ci sono state forti pressioni dell’Azerbaigian o della Moldova?
Nulla di tutto questo, molto più semplicemente il parlamento è fermo perchè Berlusconi ha bisogno di tempo, non sa cosa fare, non ha i numeri, i sondaggi non gli sorridono e così bisogna guadagnare tempo, galleggiare, non fare onde sino a quando qualcosa non accadrà .
Cosa faranno i giudici della Corte costituzionale? Casini dirà sì o dirà no ? Il terzo polo reggerà o si scioglierà ? Qualche deputato si convertirà  sulla via di Arcore? L’odiato Tremonti avrà capito la lezione o sarà necessario somministrargli qualche randellata mediatica?
Nel frattempo tutto può marcire. Il governo non ha tempo per occuparsi dela vertenza Fiat, non trova i soldi per gli ammortizzatori sociali, non riesce neppure a quantificare i mostruosi costi di quel federalismo fiscale che Berlusconi ha promesso in dote alla Lega, costi quel che costi, per l’appunto.
Un presidente preso solo da sè e dai suoi problemi, un governo in balia della camice verdi, un parlamento semiparalizzato ; con quale autorevolezza possiamo pensare di fronteggiare le emergenze e la spaventosa crisi di fiducia che rischia di indebolire e travolgere l’ordinamento democratico.
Di fronte a questo andazzo o le opposizioni tutte riescono a trovare una intesa almeno sulla tutela della costituzione e della legalità repubblicana o meglio tornare alle urne e restituire la parola ai cittadini, forse non sarà risolutivo, ma sarà sempre meglio di questa lenta e penosa agonia.