Prima o poi la guerra tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini doveva arrivare al simbolo del Pdl. Il nome del partito, “Il Popolo delle Libertà”, che campeggia sullo sfondo azzurro con il tricolore e la scritta “Berlusconi Presidente” è un marchio del quale i finiani rivendicano la comproprietà. Ad annunciarlo ufficialmente è il finiano Italo Bocchino che, fedele al personaggio di nemico numero 1 del Pdl, ha aperto un nuovo fronte polemico. In una nota ha spiegato: ”Dicono che Berlusconi stia preparando un nuovo partito per rinnovarsi in vista del voto. Comprendiamo la sua esigenza, anche perché il nome e il simbolo del Pdl sono in comproprietà con Fini e non potra’ utilizzarli”.
Bocchino sottolinea come ”dal 17 maggio scorso” anche il nome ”il vero centrodestra” è stato registrato da noi all’ufficio marchi e brevetti di Roma”. La replica è immediata e tranciante. ”Nome del titolare: Silvio Berlusconi”. Cosi’ è scritto sul sito dell’Unione europea, fanno sapere i pidiellini indignati, che tutela i marchi e i brevetti registrati nel Vecchio Continente accanto al marchio ‘Popolo della Liberta’.
Nella guerra di posizione tra i due ex alleati ogni occasione di far male è presa in considerazione. “A la guerre comme a la guerre” quindi: la stagione dell’idillio deve essere seppellita definitivamente, il nuovo che avanza impone la cancellazione di ogni riferimento comune. Gli avvocati si stanno già sfregando le mani.I simboli non sfuggono alla furia iconoclasta: anche, soprattutto, quell’insegna sotto la quale solo due anni fa, s’era costituita una maggioranza mai vista in questo Paese. Due anni, un secolo.
A scompigliare le carte, però, arriva il sindaco di Terzigno, Domenico Auricchio, che dice: ”Il simbolo del Pdl l’ho creato io. Mi sono presentato con questa lista alle elezioni comunali del maggio 2007 e sono diventato sindaco per la prima volta. Poi, con una scrittura privata, il 24 agosto successivo, l’ho ceduto a Silvio Berlusconi che e’ l’unico titolato ad utilizzarlo. Sono stupito dalle parole di Bocchino, non so di cosa parli”.
”Ripeto, sono profondamente stupito da quanto dice Bocchino. Evidentemente non e’ per niente a conoscenza della storia del simbolo che era mio e che ho ceduto a Berlusconi, un simbolo col quale Fini non c’entra niente”, aggiunge Auricchio. Il primo cittadino di Terzigno ricorda che alle elezioni amministrative del 27 e 28 maggio del 2007, quando fu eletto per la prima volta sindaco, deposito’ il simbolo del Pdl, un’esperienza pilota di aggregazione tra Forza Italia ed An. L’atto fu protocollato alla commissione mandamentale della ex Pretura di Ottaviano, ufficio distaccato del Tribunale di Nola. In occasione della fondazione del Pdl e delle successive elezioni politiche, iniziarono i contatti tra Auricchio e Berlusconi.
A Bruxelles, all’ufficio dove si depositano marchi e brevetti, era emersa la gia’ esistente formazione politica con simbolo Pdl nata proprio a Terzigno. Il 24 agosto 2007, con una scrittura privata, ricorda Auricchio, il simbolo fu ceduto volontariamente a Berlusconi riconosciuto come ”l’unico avente diritto a tale segno distintivo” e conseguentemente il primo cittadino di Terzigno si impegno’ a non farne piu’ uso. ”Lo stesso presidente ha riconosciuto negli incontri privati a Roma e pubblicamente, come a Telese, l’importanza del mio gesto e gli stessi Circoli della Liberta’ mi hanno consegnato una targa che ricorda tale atto. Tutto questo per dire che Bocchino mi ha profondamente stupito. Non si puo’ permettere di affermare quello che ha detto oggi. Berlusconi e’ l’unico legittimato all’utilizzo del simbolo”.
Generazione Italia. Dopo le parole del sindaco di Terzigno, la replica arriva dalla fondazione Generazione Italia. Il simbolo del Pdl, ribadisce ‘Generazione italia, ”non potrà essere oggetto di uso da parte degli odierni associati, o di alcuno di essi, se non con il comune espresso accordo scritto di tutti”. A sostegno della propria tesi, Generazione Italia pubblica in home page sul proprio sito web l’atto costitutivo del Popolo della Liberta’ dinnanzi al notaio, rimarcando in neretto l’articolo 6.
”In caso di scioglimento dell’Associazione ai sensi dell’articolo 4 comma 2 – si legge – il simbolo non potrà essere oggetto di uso da parte degli odierni associati, o di alcuno di essi, se non con il comune espresso accordo scritto di tutti, e compete altresì a ciascuno degli odierni associati la capacità di agire individualmente nei confronti di eventuali terzi, con ogni forma e in ogni sede, anche in giudizio, sia in via ordinaria, sia in via cautelare o d’urgenza, per la tutela del simbolo in ogni sua parte”.