Se il freno all’ipotesi urne è stato tirato per ora perché poco conviene a Silvio Berlusconi, incassata la fiducia, il premier torna a fare i conti con la tenuta del suo governo. Fra i dubbi di chi gli è vicino, Umberto Bossi e Ignazio La Russa, guarda agli ostacoli sul percorso del governo.
Ora che i fedelissimi di Gianfranco Fini hanno avuto la loro soddisfazione perché, come ha detto il presidente della Camera, senza di loro “Berlusconi non governa”, provano a smarcarsi. A novembre nascerà il nuovo partito che fa capo a Futuro e libertà, appuntamento previsto per il 7 a Perugia. In ogni caso i finiani stanno preparando la battaglia parlamentare, a partire dalle singole Commissioni dove secondo Il Fatto quotidiano, Berlusconi e la Lega sono autosufficienti solo in due: (Agricoltura e Affari europei).
In cima alla lista delle grane del premier c’è la giustizia: c’è la sua annunciata riforma contro quella che definisce la “casta dei giudici”, che prevede lo sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura. C’è poi il grande scoglio Lodo Alfano per cui il Pdl sta spingendo al Senato, ma monco dello scudo per i ministri. Carlo Vizzini, infatti ha presentato il nuovo testo con lo scudo giudiziario solo per il presidente della Repubblica e per il presidente del Consiglio.
Una mossa per accontentare i finiani? In effetti l’avvocato di fiducia di Fini, Giulia Bongiorno, aveva già fatto notare questo particolare a Niccolò Ghedini, legale del premier. Se così fosse comunque Berlusconi deve fare i conti con il suo disegno di legge sul processo breve: per lui è una priorità, ma i finiani non lo vedono di buon occhio.
E ancora c’è l’incognita Corte Costituzionale sul legittimo impedimento: il 14 dicembre deciderà se è o meno costituzionale. Ma, ricorda La Stampa, “entro quella data il Cavaliere vorrebbe vedere il lodo Alfano con il primo voto del Parlamento e sperare così che la Consulta rinvii il suo esame”.
Ultimo in elenco è lo scoglio processi dato che sono partite diverse inchieste che avrebbero come protagonisti uomini vicini al Cavaliere: Renato Schifani a Palermo, Guido Bertolaso e Claudio Scajola a Perugia, Denis Verdini a Firenze e a Roma, Nicola Cosentino a Napoli, Marcello Dell’Utri a Roma.