Chi sta con noi sta con noi – ragiona oggi il premier a Palazzo Grazioli – e chi non sta con noi è fuori. Non ci sono trattative: la prova dei fatti sarà in Aula, nei voti sui provvedimenti determinanti. E io sono certo che avremo lo stesso i numeri per portare avanti l’azione di governo.
”Non vedo le elezioni, aspettiamo Mirabello”, dice anche il leader della Lega, Umberto Bossi. Ma, sullo sfondo, resta il rischio di un voto anticipato, anche se Berlusconi fa mostra di non temerlo. O c’è subito un accordo o si vota – dice – perché il tempo serve a Fini, non a noi.
Gaetano Quagliariello, vicepresidente Pdl al Senato, lo dice in chiaro: ”Non si può più mettere la testa sotto la sabbia”. In questo clima – mentre il leader del Pd Pier Luigi Bersani definisce ”ineluttabile la crisi” e accusa Berlusconi di aver ridotto la politica a ‘fango” – sembra un po’ surreale l’appello del sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ancora oggi fa appello alla responsabilità di tutti.
Il premier vola intanto ad Arcore – infastidito, dicono fonti del Pdl, anche dalla rampogna del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sul posto da ministro ancora vacante allo Sviluppo Economico, dopo le osservazioni di ieri sulle intercettazioni.
Continua invece la rovente polemica sulla denuncia – che la finiana Generazione Italia dice di ”poter dimostrare con i fatti” – di un’azione di disturbo a Mirabello delle milizie della libertà, che il ministro Michela Vittoria Brambilla (oggi a lungo ricevuta dal premier) avrebbe organizzato per rovinare la festa a Fini.
”I berlusconiani sono più fascisti di noi”, è il paradosso della direttrice del ‘Secolo’ Flavia Perina. E nonostante le smentite Luca Bellotti, finiano organizzatore della Festa di Mirabello, spiega che se davvero fossero arrivate le squadre ‘anti-Fini’ secchi di coriandoli sarebbero stati pronti ad accogliere la ”pagliacciata” pidiellina.
