Silvio Berlusconi in Russia, incurante (o forse troppo preoccupato) dello scandalo dei file di Wikileaks, arriva a paragonarsi a Enrico Mattei, il fondatore dell’Eni misteriosamente scomparso in un incidente aereo. “Non vorrei – ha buttato lì come una battuta – che mi facessero fare la fine di Mattei”. Non con un aereo che si schianta, nell’epoca di Internet “basta cucinare qualche polpetta avvelenata e metterla in rete”.
Mattei o il Bettino Craxi che a Sigonella “difese la sovranità nazionale” e poi venne travolto da Tangentopoli. Sono questi i due fantasmi che vengono in mente a Berlusconi.
Prima di salire sull’aereo che da Astana lo ha portato a Sochi dove ha poi incontrato Putin e Medvedev, Berlusconi ha ragionato con i suoi collaboratori su quanto accaduto in questi giorni: “Aver garantito rifornimenti sicuri di gas dalla Russia significa aver fatto l’interesse nazionale. Ma qualcuno si ricorda cosa accadde nel 2006 quando la Russia decise di chiudere i rubinetti perché l’Ucraina non pagava il gas? Una crisi gravissima, la speculazione scatenata sui prezzi, l’Italia a rischio di rimanere al freddo”.
Ecco, per Berlusconi i rapporti con la Russia e con la Libia vanno letti in questa chiave, al di là del sospetto “infame e ridicolo” di un suo interesse personale che per lui non esiste, visto che i rapporti con Mosca sono stati curati a detta sua solo per “l’interesse del Paese”.
L’incontro di Sochi era programmato da tempo, ma certo fa una certa impressione rivedere Berlusconi sul “luogo del delitto”. Il premier è in Russia per l’ennesimo vertice. Proprio mentre il sito di Julian Assange rende pubbliche le diffidenze e lo sconcerto della diplomazia americana (Hillary Clinton in testa) sulla “special relationship” Putin-Berlusconi. Relazione al vaglio dell’intelligence Usa che sospetta rapporti personali di tipo affaristico legati all’energia tra i due leader. Il premier italiano non sembra turbato dalla vicenda, presentandosi con mezzo governo al seguito. La folta delegazione di ministri italiani, guidata dal Cavaliere, conferisce all’incontro un’alta valenza simbolica, anche, e soprattutto, a beneficio degli osservatori stranieri.
Nella conferenza con Medvedev Berlusconi ha affrontato il tema Wikileaks liquidandolo solo come: “Giudizi certamente fastidiosi ai quali però non bisogna dare soverchia importanza. Le presunte rivelazioni di WikiLeaks molto spesso non sono altro che notizie riprese dalla stampa, dai funzionari delle ambasciate e trasformate in documenti confidenziali”. Secondo il premier, i documenti che stanno filtrando sono ”comunicazioni da parte delle ambasciate” americane nel mondo ”ai loro uffici centrali” e ”i funzionari che operano localmente vogliono far vedere di essere informati e di avere fonti di alto livello ma spesso prendono le notizie dalla stampa” e le inseriscono in rapporti confidenziali.
”Farò una conferenza stampa con il presidente, poi gli chiederò un quarto d’ora di tempo per fare una conferenza stampa con i giornalisti italiani sui problemi interni”. Così Berlusconi ha parlato all’inizio della bilaterale con il presidente russo Dmitri Medvedev. Il leader del Cremlino, seduto accanto al presidente del Consiglio, sorridendo ha aggiunto: ”I giornalisti russi, invece, possono stare tranquilli perché io non faro’ una conferenza stampa sulle questioni interne e possono andare dove vogliono”.