Alcuni dicevano che era nell’aria da un po’ e ora Silvio Berlusconi inizia a mostrarlo. Cambia strategia, sul processo breve apre ai ritocchi. Così forse proprio ‘breve’ non sarà, dato che già si parla di processo lungo per avvicinarsi alla prescrizione. I finiani, Italo Bocchino in testa, non sono convinti: “Noi non ci stiamo”.
Il premier potrebbe allargarsi e fare qualche concessione ai finiani, in cambio della fedeltà in Aula al momento del voto. Gli esponenti di Futuro e Libertà chiedono
da tempo che dal testo, approvato in prima lettura in Senato, sia abolita la cosiddetta “norma transitoria”, ovvero quella che implica l’estinzione dei processi in corso che rientrano nei casi previsti dal processo breve.
Nella serata di martedì 31 agosto i berluscones si sono incontrati a Palazzo Grazioli per discuterne: c’erano il ministro della Giustizia Angelino Alfano, e l’avvocato del premier Niccolò Ghedini, il sottosegretario Gianni Letta e più tardi sono arrivati anche il ministro degli Esteri Franco Frattini e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
La tattica sarebbe questa: da un lato il cambio della norma transitoria come contentino ai finiani, modulando i termini della prescrizione per avere un minore impatto sul numero di processi in corso destinati a estinguersi con l’introduzione del ddl. Ma tutto ciò senza abbassare l’asticella al punto tale da escludere dall’estinzione i processi Mills e Mediaset a carico del premier Silvio Berlusconi.
Non al di sotto perché senno resta fuori la corruzione che vede imputato il Cavaliere. Poi, scrive Repubblica “escludere tutti i reati gravissimi e gravi (ma tener dentro sempre la corruzione). Quindi regalare il beneficio del processo breve ai soli incensurati”.
Dall’altra parte poi c’è l’opzione processo lungo, che allunga i tempi dei processi e vieterebbe l’uso della sentenza Mills, con un nuovo disegno di legge messo a punto da Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia.