Due settimane sono scadute, la monnezza è ancora là, per le strade di Napoli. Il 28 ottobre Silvio Berlusconi aveva detto: “Napoli sarà pulita in 3 giorni”. Dopo poche settimane il tempo per togliere i rifiuti dal capoluogo campano era cambiato: dieci giorni. Poi il 26 novembre, altro cambio di tempistica: “Vi prometto che fra 14 giorni risolvo il problema“. Oggi scadono quei 14 giorni e di cambiamenti a Napoli non se ne vedono. L’ennesima promessa non non mantenuta.
Quasi duemila tonnellate di rifiuti da raccogliere, l’esasperazione della gente che sfocia in un ennesimo blocco stradale nella zona della stazione centrale paralizzata dal traffico a causa dei cassonetti rovesciati al centro della sede stradale, il lungomare listato a lutto con un lungo tappeto nero di 5 km, la serrata in segno di protesta dei ristoratori tra via Caracciolo e via Partenope. Impossibile smaltire l’arretrato e gli impianti Stir di Tufino e Giugliano non hanno ricevuto nulla dei rifiuti di Napoli mentre è previsto che vi si conferiscano complessivamente 1200 tonnellate. A Terzigno nei giorni scorsi sono stati incendiati due compattatori. Uno era del virtuosissimo Comune di San Sebestiano il cui sindaco ha minacciato di sospendere la raccolta differenziata, che supera il 70%. La festa dell’Immacolata si è trasformata in una giornata di scontri, con attivisti dei centri sociali che hanno rovesciato cassonetti, appiccato roghi. Sarebbe questa la normalità secondo Berlusconi? Forse era addirittura meglio una normalità piantonata dall’esercito, ma anche i soldatini di La Russa, chi l’ha visti?
Il governo del fare non fa. Il primo ministro fa promesse che non mantiene. E il primo segnale della menzogna è il falso sorriso, spiegano i manuali di psicologia comportamentale. Il nostro “caro leader” è un maestro del sorriso. Falso. In politica è accettabile individuare alti obiettivi, misurare gli sforzi, raccogliere il consenso, verificare i risultati. Non è accettabile promettere ciò che non è materialmente sostenibile. Si chiama demagogia. Un esempio: procedere alla cancellazione delle discariche previste dalla legge 123 (cava Vitiello a Terzigno, Valle della Masseria a Serre e Andretta) senza individuare però alternative idonee dove trasferire i rifiuti. Era un rilievo della Presidenza della Repubblica. E infatti duemila tonnellate di rifiuti dove pensa di piazzarle Berlusconi, in un angolo di Villa San Martino?
Intanto la guerra per bande all’interno del Pdl campano veniva derubricato a scaramuccia gossippara. La Carfagna fa la “mossa” (vado, non me ne vado), il governatore Caldoro nulla decide e intanto Cosentino prepara il nuovo sacco di Napoli. Sue sono le “mani sulla città”: le discariche hanno avvelenato mezza regione, è l’ora dei termovalorizzatori. E la Camorra ringrazia.