ROMA – La partita tra Silvio Berlusconi e la giustizia si gioca sia a Milano che a Roma: nel capoluogo lombardo si tengono le udienze dei processi che vedono imputato il premier (Mediatrade, Mills e Ruby), nella capitale invece il Parlamento discuterà gli eventuali “scudi giudiziari” per il premier: prescrizione breve, responsabilità dei giudici e conflitto di attribuzione.
Lunedì 28 marzo dovrebbe approdare nell’aula di Montecitorio il disegno di legge sulla prescrizione breve: se dovesse diventare legge, potrebbe “salvare” Berlusconi sia dal processo Mediatrade che da quello Mills. Quella norma prevede per gli incensurati una diminuzione da un quarto a un sesto della maggiorazione dei tempi della prescrizione, fatta eccezione per i reati più gravi come l’associazione mafiosa. Ora la corruzione si prescrive in 10 anni, il massimo della pena più un quarto (per compensare i cosiddetti “atti interruttivi”), con la nuova leggina quel quarto si riduce a un sesto. Il processo Mills, che doveva “morire di prescrizione” a febbraio 2012 perirà in anticipo di sette mesi e mezzo, quindi a maggio. Quello Mediaset, tempo di decesso stimato giugno 2014, morirà sei mesi prima, dicembre 2013. I reati di Mediaset (appropriazione indebita, reati finanziari) si estinguono in sette anni e mezzo, lo faranno in sette.
Martedì 29 marzo invece ci dovrebbe essere il secondo pronunciamento (questa volta della Giunta per il Regolamento) sul conflitto di attribuzione sollevato per l’inchiesta milanese sul caso Ruby. Mercoledì 23 marzo la giunta per le Autorizzazioni di Montecitorio ha dato il suo via libera affinché la Camera sollevi un conflitto di attribuzione nei confronti della Procura e del gip di Milano, ovvero contro il tribunale, per il caso Ruby, “a tutela delle prerogative della Camera”. Secondo quanto sostenuto nella lettera inviata dai capigruppo della maggioranza a Gianfranco Fini, i giudici di Milano avrebbero leso le prerogative della Camera dei Deputati con la loro decisione di proseguire con il caso Ruby nonostante la Camera si fosse pronunciata per la competenza del tribunale dei Ministri. Secondo l’articolo 96 della Costituzione infatti la Camera ha il potere di concedere l’autorizzazione a procedere di fronte a reati ministeriali commessi da ministri e presidente del Consiglio e può sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri davanti alla Corte Costituzionale se dovesse ritenere lesa questa sua prerogativa. Se il reato dovesse essere riconosciuto come ministeriale, la Camera dovrebbe fornire l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’imputato Berlusconi (e probabilmente la negherebbe).
Il 28 marzo, infine, dovrebbe approdare in Aula anche la norma sulla responsabilità civile dei giudici. Una norma che, se letta con superficialità, potrebbe anche sembrare giusta: ovvero che il giudice possa essere citato in giudizio in caso di colpe gravi e con dolo. Il punto è che con la nuova riforma i magistrati non si vedrebbero costretti al risarcimento solo per dolo o colpa grave, ma anche per “violazione manifesta del diritto”. La conseguenza? Chiunque potrebbe fare ricorso al giudice e per qualsiasi motivo, con un consequenziale aumento vertiginoso delle cause. E anche la figura e l’autorevolezza del magistrato verrebbero intaccate. Il sottosegretario Casellati ha comunque annunciato che il governo è pronto a modificare la norma che estende la reponsabilità civile dei magistrati.