Sotto casa, in giro per Roma ci sono i soldi che non ci sono, quelli per la ricostruzione immediata dell’Abruzzo, c’è l’effetto rimbalzo, il boomerang di una pedagogia governativa che insegna come tutto si possa avere, c’è la rabbia logica conseguenza della disillusione frustrata. E arriva, bussa alla porta di Berlusconi l’ultimatum delle Regioni che non sentono ragioni. Non ci stanno, non ci vogliono stare ai tagli di spesa. Lo chiamano in prima persona, vogliono lui e non altri all’incontro con il governo, altrimenti non ci vanno. Vogliono il possibile le Regioni: discutere del tagli si spesa. E vogliono l’impossibile: evitare i tagli di spesa, scaricarne la gran parte del peso su altri. “Altri” che non ci sono, altri che hanno, come i ministeri, già tagliato più di quanto non si chieda alle Regioni. E formano tutti insieme, Regioni, Comuni e Province, di destra, di sinistra e leghiste, una “Alleanza della spesa” che vuole ed esige l’impossibile al cubo: essere protetti dalla crisi finanziaria mondiale ed essere esentati dal costo finanziario e politico di questa protezione.
La stessa cosa che vogliono in fondo gli allevatori: non pagare, non pagare mai. Si fa strada in Parlamento, nella manovra l’ennesima esenzione, l’ennesimo rinvio per le “quote latte”. Arriva a Palazzo Grazioli la Polverini che chiede per il Lazio di fare una “eccezione”. E Caldoro è pronto a fare altrettanto per la Campania. E Formigoni ha già fatto sapere che la Lombardia…Una giusta “eccezione” è già stata fatta: 160 milioni per le forze dell’ordine. Tremonti ha detto che un’eccezione non fa regola. Berlusconi ha finito i sorrisi ma spera di non aver esaurito le “eccezioni”. Le “eccezioni” lo assediano ma lui deve, vuole occuparsi di Lodo, intercettazioni e Fini. All’inizio del Ghe pensi mi il premier aveva definito “non proprio tranquilla” la situazione. Al terzo giorno c’è, permane e cresce una concitata confusione che sa di Babele.