
Silvio Berlusconi sta per cadere e le elezioni anticipate sono uno scenario più che possibile. Per chi guida l’opposizione, ovvero il Partito Democratico, dovrebbe essere uno scenario ideale, quasi un sogno. Ci si aspetterebbe un leader battagliero che al grido di “al voto! al voto!” prova a riprendersi il Paese, facendo magari leva sul fallimento della maggioranza più ampia della storia della Repubblica.
La verità, invece, è completamente diversa: Pier Luigi Bersani sembra aver paura delle elezioni come non mai e, dopo la fumata nera del vertice Bossi Fini, la prima idea che ha avuto è stata quella del solito, e pallido, “governo tecnico”.
Il perché è presto detto e lo spiega con chiarezza Maria Teresa Meli sul Corriere della Sera parlando di “numeri da incubo”, quelli che nei sondaggi tengono Bersani e i suoi inchiodati ad una forchetta tra il 24 e il 26%. Una miseria che, secondo i conti della Meli, si tradurrebbe in “125 (deputati, ndr) contro i 217 che vennero eletti nel 2008”. Il problema sta anche nell’aumentato numero di contendenti: Udc e Idv c’erano già, ma a questi vanno aggiunti Sel di Nichi Vendola (che stavolta posto in Parlamento lo dovrebbe trovare) e Fli di Gianfranco Fini.
Se poi Fini e Casini dovessero, come tutto lascia pensare, correre insieme per il Pd la situazione sarebbe ancora più critica, fermo rimanendo il Porcellum. Da qui le ansie e le speranze di Bersani, che gioca su più tavoli senza, però, dare mai l’impressione di avere la carta giusta. Gioca cuori con Casini e il leader Udc risponde picche, ovvero “no grazie, semmai vado con Gianfranco”. Questo nonostante Massimo D’Alema le stia tentando tutte per far capire all’Udc che, con questa legge, non allearsi equivarrebbe a riconsegnare, in modo pressoché matematico, il Paese a Berlusconi.
Sull’altro tavolo, spiega la Meli, c’è “il tentativo di un nuovo centrodestra con un altro premier da mandare in porto entro l’anno”. Che vedrebbe il Pd all’opposizione, ma benevolo. Secondo Casini, spiega il Corriere “se questo esecutivo non vedesse la luce, allora i giochi sarebbero praticamente chiusi: «Temo che in questo caso ci siano solo le elezioni»”. E si tornerebbe all’incubo di Bersani.
