La guerra è appena agli inizi. Da una parte della trincea c’è il Fatto Quotidiano, che fa esattamente il suo mestiere, trova notizie e le pubblica. Dall’altra parte c’è il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, che alle “inchieste ad personam” replica con una querela e una richiesta di risarcimento da 3 milioni di euro.
Tutto parte dalle inchieste del Fatto che hanno, nei comportamenti e nelle scelte del ministro Brambilla, uno dei temi prediletti. L’ultimo episodio, rilanciato anche oggi da Luca Telese, è la nomina come commissario dell’Aci di Eros Maggioni, fidanzato proprio della Brambilla. Un episodio davanti al quale, secondo il Fatto, “in un Paese normale il ministro chiede scusa o rimette il mandato”. Sulla nomina persino Silvio Berlusconi, in conferenza stampa, aveva accennato a “casi spiacevoli”.
La Brambilla, però, non ci sta e querela. Perché la guerra con il Fatto non riguarda solo Maggioni. Prima, infatti, c’era stata l’inchiesta sugli elicotteri in cui il quotidiano accusava la Brambilla di muoversi in modo troppo disinvolto, e a spese del contribuente, in elicottero invece che in automobile. Poco dopo la questione delle consulenze del ministero, date, sempre secondo il Fatto, a “fedelissimi transitati nelle file dei Circoli, della tv e dei promotori della libertà”. Poi c’è la questione della “struttura di missione per il rilancio dell’Italia all’estero, finita nel mirino della Corte dei Conti per presunto danno erariale visto che alcuni consulenti svolgerebbero attività di partito”.
Telese contesta la decisione della Brambilla di farsi assistere dall’Avvocatura dello Stato nella querela contro il Fatto. “Se provato – scrive il giornalista – è un danno della ministra all’immagine dello Stato”. Telese poi rincara la dose: “Ma la Brambilla non deve avere chiara la distinzione tra pubblico e privato”.