Berlusconi non potrà avere le leggi sulla giustizia che vuole, fortemente vuole da anni. Nè Tremonti potrà dargli l’arma fine di mondo: un po’, almeno un po’ di meno tasse per tutti. Forse, perfino Tremonti sarà costretto a dargli gli antipodi del meno tasse: un’altra manovra finanziaria. Bossi vorrà, fortemente vorrà il federalismo fiscale, cioè per dirla con le sue parole, la punizione dello “Stato delinquente”. Lo vorrà letteralmente ad ogni costo, anche a costo di nuova spesa per tenere agganciato il Sud al carro del federalismo oppure a costo di sganciare il Sud. Ipotesi quest’ultima che alla Lega non sembra anatema, anzi appare promessa, terra promessa sia pure da non annunciare. Su questa strada troverà a sbarrarla Fini e Casini. E stavolta dietro Fini e Casini ci sarà anche “gente” e non solo ottanta deputati incollati insieme per l’occasione. Bersani, Di Pietro e Vendola attenderanno le elezioni anticipate come a New Orleans si attendeva l’uragano Katrina, chi barricandosi in casa, chi fischiettando al vento. Danzeranno la danza delle primarie come una danza che scongiura la pioggia. Il vincitore delle primarie avrà probabilmente i connotati politici del perdente delle “secondarie”, cioè delle elezioni vere.
Sarà l’autunno-inverno e poi la primavera delle “Tre Debolezze” che mostrano i muscoli gonfiati dall’epo dei talk-show e delle campagne di propaganda. Nel frattempo quel che resta dello Stato si sfalda, si decompone. In un giorno di luglio un deputato dell’Antimafia, Granata, ha detto: “Nonostante la condivisione teorica del codice etico, sia tra le candidature che tra gli eletti ci sono state infiltrazioni e zone d’ombra, alcuni partiti e candidati alla presidenza delle Regioni non hanno vigilato come era richiesto e dovuto”. Cioè, per colpa e scelta dei partiti alle Regionali del 2010 nelle liste c’erano e abbiamo votato amici e compagni di strada della criminalità organizzata. Bossi ha detto: “Stupidaggini”. La questione è stata derubricata ad episodio del conflitto, anzi della guerriglia tra finiani e Pdl. Granata è stato deferito ai probiviri del Pdl. Per quel che ha detto su Mantovano, un ex collega di partito. Quel che ha detto sui candidati della mafia e camorra non ha interessato e scosso più di tanto. In fondo è ovvio che sia così: nessuna delle “Tre Debolezze” può permettersi il peso di negare o accertare un simile, terminale sospetto sulla natura e forma della nostra vita pubblica.