Nel contratto d’affitto della casa di An a Montecarlo, occupata dal cognato di Fini, Giancarlo Tulliani, le firme del proprietario e quelle dell’affittuario non sono identiche, come invece documentato nei giorni scorsi da “Giornale” e da “Libero”. Una cosa quindi per ora sembra lampante: nel contratto originale le firme tra la società proprietaria e l’affittuario (Tulliani) non sono uguali, mentre appaiono identiche (tanto da fare pensare che Tulliani fosse allo stesso tempo il proprietario e l’affittuario) nell’atto con il quale quell’affitto è stato registrato (atto pubblicato dai due quotidiani vicini al Pdl).
Nella giornata di lunedì sono arrivati alla procura di Roma, dal Principato di Monaco, gli atti relativi alla compravendita dell’immobile lasciato in eredità dalla contessa Anna Maria Colleoni ad Alleanza Nazionale, successivamente venduto dal partito e poi occupato da Tulliani junior. Proprio in questi carteggi è contenuto l’originale del contratto d’affitto tra la società offshore proprietaria e Giancarlo Tulliani e le firme apposte, secondo quanto accertato dagli inquirenti, non sono identiche. La circostanza appare rivelante alla luce della identicità , invece, delle firme che si notano nell’atto con il quale è stato registrato il contratto di affitto. Tutta la documentazione arrivata lunedì agli uffici di Piazzale Clodio è ora al vaglio del procuratore Giovanni Ferrara e dell’aggiunto Pierfilippo Laviani.
Si tratta, tuttavia, di una documentazione incompleta. Mancano, secondo quanto si è appreso, alcuni atti di natura fiscale necessari agli inquirenti per verificare la valutazione fatta dell’immobile di Boulevard Princesse Charlotte in sede di successione. Per questo motivo da piazzale Clodio partirà a breve un supplemento di rogatoria con la richiesta di integrazione della documentazione. In particolare la procura, ne chiederà ulteriori informazioni sul valore dell’appartamento. Ancora oggi, in ambienti della procura, è stato ribadito che allo stato non c’è la necessità di una convocazione di Fini e di Tulliani per riferire sulla vicenda.
Le carte sono arrivate in Procura con qualche giorno di ritardo a causa di una errata indicazione nell’indirizzo (piazza Cavour, sede della corte di cassazione e della procura generale) invece che piazzale Clodio. In merito alla pubblicazione su alcuni quotidiani di un presunto atto d’affitto dell’immobile da piazzale Clodio si sottolinea che dovrebbe trattarsi di una nota di trascrizione sul pubblico registro del contratto d’affitto.