Alt, fermiamo e riavvolgiamo il nastro degli avvenimenti documentati. Al Presidente c’è chi può telefonare direttamente e farselo passare, sono Conceicao o Ruby. Chi raccoglie la telefonata passa la chiamata. Deve avere nozioni e istruzioni al riguardo, o forse abitudine in materia. Berlusconi impegnatissimo trova tempo, voglia e motivo di attivarsi. Chiama la Questura di Milano e inventa la “parentela” con Mubarak. Per “goliardia” ha detto qualche anima pia. Goliardia? Quell’invenzione, quella “trovata” dimostra che Berlusconi sa che non può dire “è una mia amica”. Sa che così sarebbe pressione esplicita e sfacciata. Quindi sceglie la pressione indiretta: “Non le dovrebbero sfuggire le conseguenze…”.
E al capo di gabinetto le conseguenze non sfuggono. Attiva funzionari perchè Ruby venga consegnata a Nicole Minetti che arriva in Questura e si qualifica come “emissario di Palazzo Chigi”. C’è però il problema del magistrato, quello di turno competente per i minori. E’ quella notte Annamaria Fiorillo. Interpellata dice l’ovvio: Ruby va mandata in struttura d’accoglienza o trattenuta in Questura, il tutto dopo averne accertato l’identità. In Questura l’identità l’accertano dopo faticose ricerche. Ora sanno che è marocchina e che quindi con Mubarak nulla c’entra. Che fare, telefonare al capo del governo e dirgli…Che dirgli? Meglio dirgli nulla. Un agente attesterà poi di aver cercato strutture di accoglienza per Ruby ma di non aver trovato in nessun luogo posti liberi. Nei giorni successivi il Corriere della Sera documenterà che almeno cinque centri per minori quella notte non sono stati chiamati e che comunque di posto ne avevano. Diciamo che in quella notte di stress, Palazzo Chigi richiama una seconda volta un’ora dopo per sapere se tutto è a posto come precentemente consigliato, la ricerca di una struttura di accoglienza per Ruby è stata “per forza di cose” frettolosa o particolarmente sfortunata.
Posto non ne trovano anche se c’era e quindi Ruby viene “affidata” a Nicole Minetti. Forse con l’assenso del giudice e forse no, qui le versioni ufficiali della Questura e della Procura divergono. Mettiamo pure ci sia stato l’assenso del magistrato, è comunque un singolare “affido”. Infatti Nicole Minetti “obbligata a vigilare sul minore” dalla legge nel momento dell’affidamento, subito la saluta e la consegna alla brasiliana. Nei giorni successivi si presenterà a richiedere l’affido di Ruby anche Lele Mora per interposta figlia Diana, assistita nella richiesta da un avvocato membro del Pdl lombardo. Nella realtà Ruby viene liberata e affidata a nessuno se non a se stessa, circostanza che nessun giudice minorile può mai aver disposto perché contraddittoria con il concetto stesso di affido.
Altro stop e riavvolgimento del nastro degli avvenimenti: nessun affido reale c’è stato, una funzionaria di polizia, Giorgia Iafrate, non firma quello che è un atto di rilascio incondizionato di Ruby. Tutto si viene a sapere perchè Ruby torna ad essere “attenzionata” dalla polizia dopo lite con la brasiliana. In Procura scoprono allora come era andata la notte del 27 maggio.
Riepilogo: qualcuno ha i numeri, l’autorità e forse l’abitudine a chiamare il Presidente. Qualcuno sempre conosciuto a cena a casa del Presidente. A chiamata il Presidente risponde, anche se è notte, anche se è all’estero. Il Presidente interviene ma sa che non può parlare di “amici”, quindi inventa la “parente di Mubarak”. La Questura fa quel che può perchè non le sfuggono “le conseguenze”, anche se accerta che non sarebbero conseguenze internazionali ma molto domestiche conseguenze. Si cerca e non si trova quel posto che risulterà esserci. Ruby viene liberata e ci ricasca. Ruby affidata di fatto a nessuno perchè la Minetti considera esaurita la sua missione nel momento che Ruby è fuori dalla Questura, infatti subito dopo se ne lava le mani. Perchè tutto questo? La risposta la dà Conceicao, solo a volerla ascoltare: “Aveva detto a tutti di avere più di venti anni”. A tutti, a tutti quelli che avevano cenato con lei in quelle cene. Dirà poi Umberto Bossi: “Peccati di pantalone”. Dirà Ghedini, avvocato del premier, quello della formula “utilizzatore finale”, che: “Non si possono non riscontrare comportamenti assolutamente positivi”.
Questa è la storia e se fate fatica a crederci, se vi sembra più improbabile di una vecchia commedia con Lino Banfi o di una sceneggiatura dei film dei Vanzina, allora siete, siamo compresi, capiti. Ma scusati no, non più, non ancora.
