Torino, l’ultimo villaggio di Asterix del centrosinistra ormai accerchiato all’interno del Piemonte a guida leghista di Roberto Cota, potrebbe avere presto il registro delle coppie di fatto.
Mercoledì c’é stato il via libera delle commissioni consiliari coinvolte e a questo punto la delibera di iniziativa popolare promossa da Radicali e associazioni Glbt è pronta per l’approvazione dell’aula. Se il sì della Sala Rossa dovesse arrivare, ma su questo punto nessuno azzarda previsioni, gli uffici di stato civile del Comune di Torino rilasceranno alle coppie di fatto, eterosessuali e omosessuali, una dichiarazione che attesta la costituzione di una famiglia basata su “un vincolo di natura affettiva”.
La premessa del documento è che “la comunità cittadina, non solo italiana, è caratterizzata dal crescere di forme di legami affettivi, che non si realizzano solo nell’istituto del matrimonio”. E lo statuto cittadino prevede “la tutela dei diritti legati alla dignità della persona, contrastando ogni forma di discriminazione fondata sulle tendenze sessuali”.
Attualmente, fanno sapere gli uffici comunali, a Torino sono presenti 505 famiglie con due componenti dello stesso sesso, di cui 203 femminili e 302 maschili. Ma questa realtà include anche i casi di donna anziana con badante donna che vivono sotto lo stesso tetto, o di altre coabitazioni non necessariamente omosessuali. “Nonostante sia una delibera piuttosto soft perché introduce semplicemente una registrazione anagrafica per vincolo affettivo – commenta il radicale Silvio Viale, che per primo propose il registro oltre dieci anni fa quando era capogruppo dei Verdi al Comune di Torino – la questione di fondo dei detrattori è che si tratti di un grimaldello per aprire alle coppie omosessuali.
Questa volta sono ottimista sull’approvazione, ma in queste vicende può sempre scattare all’improvviso il furore ideologico, e bloccare di nuovo tutto”. Lo stesso assessore all’Anagrafe della giunta Chiamparino, Giovanni Maria Ferraris (Moderati), sottolinea che “mancando lo status giuridico di diritto alle unioni civili così come alla famiglia anagrafica, sarebbe utile che il consiglio comunale, cogliendo lo stimolo da questo dibattito, sollecitasse il Parlamento a impegnarsi in merito”. Perché altrimenti, conclude, “c’é il rischio che la proposta non ottenga i risultati auspicati”.
