ROMA – Un conto è lavorare per contenere l’inquinamento, un conto è far rischiare qualcuno cui si vuol bene. Lo sa bene il ministro Corrado Clini che a domanda precisa risponde che lui no, un suo nipote, nel quartiere Tamburi di Taranto pieno di polveri dell’Ilva non lo farebbe crescere. E men che meno ci prenderebbe casa lui.
Secondo il ministro dell’ambiente, infatti, ”teoricamente la possibilità di minimizzare la polverosità diffusa fino a rendere abitabile il quartiere c’è ma in pratica non è semplice”. Riva, ammette Clini, ha ”tirato troppo la corda” e ”la situazione ambientale di Taranto richiede una strategia di risanamento urgente”.
E l’Ilva adesso ”ha smesso di protestare perché sa che non ha alternative. Non può più ridurre i costi risparmiando sull’ambiente, non può, è un reato”. ”Quello che mi ha colpito molto della vicenda è l’atteggiamento conflittuale. Non esiste in Europa – osserva Clini – un’industria che possa agire in conflitto con il suo territorio. Ho detto perciò a Ferrante: possiamo cominciare a parlare se la smettete con questo approccio”.