ROMA – Non si possono perdere frequenze, non si devono perdere frequenze. Se non se ne possono prendere altre allora tanto vale che tutto resti così com’è ora, con il duopolio Rai-Mediaset. Per preservare la corsa e l’escamotage del famigerato “beauty contest”, che vede l’assegnazione delle frequenze in base alla qualità dei programmi e delle aziende, il ministro dello Sviluppo Paolo Romani sta costruendo un perfetto muro burocratico attorno al digitale terrestre. Il “beauty contest”, ovvero concorso di bellezza,  regalerà i pacchetti di frequenze digitali multiplex ai soliti noti: Mediaset, Rai, Telecom Italia Media (La7), probabilmente Sky, forse qualcosa anche per L’Espresso o Rcs. Per i canali e le piattaforme emergenti ottenere un multiplex sarà impossibile.
Ma come si sta muovendo il ministro dello Sviluppo? Romani ha preso il regolamento del bando stilato dall’Agcom, che già aveva fatto imbufalire i consiglieri di opposizione dell’autorità di vigilanza sulle telecomunicazioni, e lo ha reso ancora più rigido, preparando un nuovo bando di gara che circola in queste settimane tra gli addetti ai lavori. Molti dettagli restano però in sospeso e saranno definiti in un “disciplinare di gara” che ha un vantaggio rispetto al bando stesso: non deve passare obbligatoriamente da Bruxelles per l’approvazione. E quindi sarà tutto più semplice.
Nell’attesa dei dettagli però i tempi si allungano, consentendo a Mediaset di consolidarsi nella nuova tecnologia, per apparire poi la più bella nel “beauty contest”. In palio ci sono diversi multiplex per tre gruppi che saranno giudicati da una commissione ministeriale ancora misteriosa. Il gruppo A (3 multiplex) è destinato ai nuovi operatori di mercato, ovvero aziende per ora assenti sul digitale terrestre. Il gruppo B (2 multiplex) è riservato, perché disegnato su misura, a Mediaset, Rai e La 7. Il gruppo C (1 multiplex) è per la televisione sul telefonino e potrebbe far gola anche alla stessa Mediaset.
Rai e Mediaset puntano ai primi due multiplex. E’ utile quindi capire come verranno assegnati i punteggi, divisi per tre categorie: il massimo è cento, frazionato per 35, 35 e 30. Il pacchetto di punti più consistente viene concesso a chi ha sedi operative e vasta presenza sul territorio, a chi ha il maggior numero di dipendenti e chi, in particolare, dispone di una rete, di una struttura per trasmettere il segnale. E Mediaset, più di viale Mazzini, vanta una rete ampia e disseminata in ogni angolo d’Italia. Dunque, gran parte dei 100 punti andrà a beneficio di aziende già consolidate, si premia la forza attuale invece che le prospettive di sviluppo e le idee. In pratica bisognerebbe prima essere una televisione di successo, assumendo dipendenti e creando sedi, e poi candidarsi per ottenere le frequenze.
Come fa quindi chi deve costruirsi una rete per la trasmissione? Deve fornire ampie garanzie, impegnarsi con il ministero: “Per realizzare il progetto di rete ciascun partecipante – scrivono i tecnici di Romani nel bando di gara – potrà utilizzare la configurazione che più si adatta alle sue necessità . Calcolare e comunicare i dati di copertura relativi”. Cambiano le parole ma la morale resta la stessa: il duopolio non si smonta e dopo l’analogico il digitale sarà ancora una cosa per due reti, più qualche spicciolo.