ROMA – Nel decreto “Salva Italia” della manovra Monti c’รจ una norma che abolisce il doppio stipendio dei dirigenti pubblici ma c’รจ un comma che fa rientrare dalla finestra lo stipendio in piรน fatto uscire dalla porta. Basta una “deroga motivata” del presidente del Consiglio e l’alto funzionario potrร continuare a ricevere la sua doppia retribuzione. Tutto scritto e tutto pubblico, basta leggere bene il comma 3 dell’articolo 23-ter:ย ย “Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri possono essere previste deroghe motivate per le posizioni apicali delle rispettive amministrazioni ed รจ stabilito un limite massimo a titolo di rimborso spese”.
In pratica una decisione del premier puรฒ alzare il tetto dello stipendio del dirigente ad libitum. E stavolta non c’รจ neanche bisogno che la “lobby” dei parlamentari faccia pressione, il governo ha giร fatto tutto da solo, prima ha messo un limite poi si รจ riservato il potere di superarlo. Dicono i maligni: per non tagliare la busta paga a qualche componente dell’esecutivo che รจ anche alto funzionario pubblico.
Eppure era partito bene Mario Monti, sulla questione dei doppi incarichi, stabilendo nel comma 2 dell’ormai famoso articolo 23 ter “Disposizioni in materia di trattamenti economici” che se lo Stato dร un secondo incarico dirigenziale a un funzionario pubblico, questi non riceverร un secondo stipendio ma al massimo un “rimborso spese” pari massimo al 25% del primo stipendio percepito dalla amministrazione di provenienza. Monti che ha dato dei “luogocomunisti” a quelli che dicono che “a pagare sono sempre i soliti“.
Belle parole, ma poi… “fatta la norma, trovato lo comma”.