
ROMA – Se si andasse a elezioni anticipate, quasi 600 parlamentariĀ (per l’esattezza 580) dei 945 attuali andrebbero a casa senza vitalizio. Un motivo in piĆ¹ per credere che si cercherĆ di spostare il voto piĆ¹ in lĆ possibile. Tutto questo ĆØ dovuto a due delibere del 2012, volute dagli allora presidenti della Camera (Gianfranco Fini) e del Senato (Renato Schifani). Queste delibere hanno modificato il sistema di previdenza di deputati e senatori, che ora si basa sul regime contributivo. Per raggiungere il vitalizio, i parlamentari dell’attuale legislatura devono aspettare di essere in servizio da quattro anni, sei mesi e un giorno di lavoro di Aula. Quindi devono aspettare almeno il 17 settembre 2017.
Questo ĆØ quello che ĆØ scritto sul sito della Camera:
Con deliberazioni del 14 dicembre 2011 e 30 gennaio 2012 l’Ufficio di Presidenza della Camera ha operato una profonda trasformazione del regime previdenziale dei deputati con il superamento dell’istituto dell’assegno vitalizio – vigente fin dalla prima legislatura del Parlamento repubblicano – e l’introduzione, con decorrenza dal 1Ā° gennaio 2012, di un trattamento pensionistico basato sul sistema di calcolo contributivo, sostanzialmente analogo a quello vigente per i pubblici dipendenti.
“I deputati cessati dal mandato indipendentemente dall’inizio del mandato medesimo, conseguono il diritto alla pensione al compimento dei 65 anni di etĆ e a seguito dell’esercizio del mandato parlamentare per almeno 5 anni effettivi”. Cinque anni che si trasformano in quattro anni, sei mesi e un giorno di esercizio di mandato perchĆ© sarĆ da allora che lāintera legislatura sarĆ acquisita ai fini pensionistici.
“Per ogni anno di mandato ulteriore, l’etĆ richiesta per il conseguimento del diritto ĆØ diminuita di un anno, con il limite all’etĆ di 60 anni”.