MILANO-Tre uomini di scorta, tre carabinieri, tre persone che per tre anni gli hanno fatto da scudo e da autisti, tanti ne aveva Emilio Fede prima che scoppiasse il Rubygate. Di questi tre uomini che accompagnavano il direttore del Tg4 uno è stato rimosso dall’incarico e due hanno perso la memoria in seguito ad un’incidente. E’ una strana storia, molto strana ma, almeno a quanto riporta Repubblica, è la storia di tre uomini in fuga, da quell’incarico o da quei ricordi.
Prima di essere coinvolto nello scandalo sessuale che coinvolge il premier Silvio Berlusconi, a Fede, dipendente e amico del Cavaliere, era stata assegnata una scorta per proteggerlo dopo le minacce di morte che aveva ricevuto. Di uno di questi uomini, Luigi Sorrentino, ex caposcorta, la vicenda è nota: è stato rimosso dall’incarico su richiesta del direttore del Tg4. Il brigadiere capo Sorrentino racconta: “La mia rimozione dal servizio si è verificata a seguito di una discussione avuta una sera dopo averlo accompagnato in un ristorante. Poiché pioveva e faceva anche freddo, io e i miei colleghi ci siamo tutti e tre messi in macchina. A un certo punto Fede è uscito. Io immediatamente mi sono portato presso di lui, però ho subito capito che si era contrariato del fatto che noi non eravamo rimasti fuori in piedi ad aspettare che uscisse. Lo abbiamo accompagnato poi a casa sino all’ascensore. In quel frangente il signor Fede era in compagnia di due sue amiche e mentre eravamo in attesa dell’ascensore lui fece la battuta: “Vedi come mi scortano bene queste persone”. Lui aggiunse che avrebbe immediatamente chiamato il generale per comunicare che l’apparato di sicurezza non aveva funzionato. Il giorno dopo venni rimosso”.
Sorrentino è stato poi l’unico degli uomini della scorta di Fede a rispondere ai magistrati che lo hanno sentito in merito alle serate di Arcore a casa Berlusconi. Dalle sue deposizioni spuntarono anche particolari piccanti. Ad esempio raccontò agli inquirenti che la sera di San Valentino tutte le ragazze “indossarono un babydoll rosso” per la festa di Arcore. Sorrentino aggiunse che i turni serali per chi lavorava al seguito del giornalista Mediaset erano sempre più lunghi del solito perché poi avevano il compito di riaccompagnare a casa tutte le ragazze che prendevano parte alle feste del premier. Il ricordo del 14 febbraio dell’anno scorso gli è rimasto impresso così chiaro nella memoria, dice lui, perché quel giorno prestò servizio “dalle otto di mattina alle quattro della mattina del giorno dopo” e, alla fine della lunga giornata di lavoro, avrebbe riaccompagnato il direttore del Tg4, in macchina, insieme a due ragazze, una delle quali marocchina.
Leggendo le deposizioni fatte dal suo ex caposcorta Fede andò su tutte le furie minacciando, con un comunicato, querele ed altro. Il comunicato del giornalista Mediaset recitava e recita: “dopo avere preso visione dei verbali di interrogatorio dell’inchiesta sulle cene ad Arcore, – Emilio Fede ndr – ha affidato ai propri legali il compito di sporgere querela nei confronti del brigadiere capo dei carabinieri Luigi Sorrentino (in servizio presso l’ufficio scorte) ritenendo le affermazioni di quest’ultimo non corrispondenti al vero e lesive della propria dignità umana e professionale”. Sottolineando inoltre che “nei fatti il signor Luigi Sorrentino non è mai stato autista di Emilio Fede. Nei fatti: Emilio Fede non è mai rientrato alle 4 del mattino, come invece racconta il capo scorta. Nei fatti: mai Emilio Fede ha utilizzato la scorta per accompagnare ragazze a casa” e, “al tempo stesso, Emilio Fede ha invitato i vertici dell’Arma dei carabinieri ad accertare se il racconto di Luigi Sorrentino corrisponda, oppure no, alla verità”.
E gli altri due componenti della scorta? Che fine hanno fatto? Insieme a Sorrentino, per circa tre anni, hanno lavorato al fianco di Fede altre due persone, altri due carabinieri di cui si conoscono solo le iniziali: P.e B. Ed è ancora Sorrentino nelle sue deposizioni ad accennare a questi due colleghi: “io sino all’aprile 2010 ero inserito nell’apparato fisso di sicurezza del direttore”, dice. Con lui c’erano i colleghi P. e B. che non parlano. Non parlano perché non ricordano, e non ricordano perché sono entrambi protagonisti di una storia alquanto singolare: un giorno, mentre scortavano Fede a Milano Marittima, è scoppiato l’airbag della macchina ed entrambi sono “in cura da uno psicologo” perché non ricordano nulla, nulla anche delle serate ad Arcore. Singolare coincidenza, due potenziali testimoni che potrebbero scagionare Fede e, in parte, anche Berlusconi, hanno sfortunatamente perso la memoria in seguito allo scoppio di un airbag, chissà se in letteratura medica esistono altri casi simili? Certo, i due potrebbero anche confermare i racconti del loro collega Sorrentino, ma questo, citando di un altro Presidente del Consiglio, è pensar male.