MILANO – Enrico Letta contro gli antieuropeisti: nel giorno dello sciopero dei forconi, dopo le parole di fuoco di Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, il premier ha criticato la “pura miopia” di chi guarda solo alle differenze e su questo può forse vincere le elezioni per una volta ma “costruisce solo macerie”.
Con il rischio che dopo le prossime europee della primavera 2014 un “quarto dell’europarlamento” sia rappresentato da forze antieuropeiste e anti-euro. Lo ha fatto prima a Milano, al secondo appuntamento del progetto ‘New Narrative for Europe’, con a fianco il presidente della commissione Europea José Manuel Barroso, dicendo che ”se l’Europa si ferma nei prossimi anni, non riusciremo a tenere le conquiste che abbiamo ottenuto: andiamo indietro”.
Poi lo ha ribadito a Roma, intervenendo, prima di partire per il Sudafrica per la commemorazione di Nelson Mandela, al foro italo-spagnolo. “Fermarsi a guardare la pagliuzza della differenza fra noi e tedeschi, fra francesi e inglesi fra portoghesi e sloveni rispetto alla grandezza della sfida globale – ha avvertito – è pura miopia. Può servire a vincere una singola campagna elettorale sfruttando la fatica sociale che c’è in Europa ma alla fine costruirà soltanto macerie”.
Quello che bisogna recuperare è il “sogno europeo”, quello che c’è in questi giorni nelle strade di Kiev, dice poi a Roma invitando l’Europa a essere più vicina alla sua gente. Perché di certo temi come l’Unione bancaria “non sono sexy” anche se indispensabili. E sono “terrificanti” alcuni acronimi, aggiunge con una battuta: “se fossi ‘dittatore’ d’Ue per mezza giornata, li abolirei”.
E se serve, da una lato, un “soprassalto d’europeismo”, servono anche fatti concreti: quella legislatura della crescita dopo quella dell’austerity che, ripete ancora una volta, sarà il ‘mantra’ della presidenza italiana dell’Ue nel secondo semestre del 2014. Ma anche, e sopratutto, vincere la “sfida delle sfide, la lotta alla disoccupazione giovanile”. Perché il rischio di creare “generazioni senza futuro” innesca “rabbia e risentimento di una comunità che non riconosce che dare opportunità ai giovani è la sfida principale”.
Temi, quelli sottolineati dal premier, su cui è d’accordo anche Barroso, preoccupato da xenofobia e razzismo. Tanto che ha rivolto un appello agli intellettuali (visto che ”cultura e scienza hanno più credibilità dei politici”) chiedendo loro di ”non cedere al disfattismo per combattere il populismo”.
Anche Letta è convinto che con la crisi si sono ripresentati ”nazionalismi e sciovinismi legati a dove viviamo” che il premier ha liquidato come ”stupidaggini”. Elementi da combattere ”mettendoci la faccia”. E il primo appuntamento da affrontare per farlo saranno le elezioni europee di maggio.
”Bisogna dire ai cittadini – ha sottolineato – che l’Europa è utile per la nostra vita”. Un esempio? La decisione di togliere il roaming presa nel vertice Ue a fine ottobre per rendere le comunicazioni con il cellulare all’estero meno costose. Una cosa positiva ma di questo, ha raccontato il presidente del Consiglio, ”non è fregato niente a nessuno, né ai media né all’opinione pubblica. Di quel vertice ci si è appassionati al tema del telefonino della Merkel che era ascoltato dagli americani, forse”.
Invece ”chi butta benzina sul fuoco delle cose che non vanno in Europa trova favore”. Secondo Letta a questa situazione bisogna reagire, bisogna ”ricostruire il sogno europeo” che dieci anni fa era quello di arrivare all’Unione monetaria. L’euro è ormai realtà e adesso l’obiettivo dovrebbe essere quello di arrivare a un’unione politica, fiscale, economica e bancaria. ”Entro dieci anni – è convinto – le 4 unioni devono essere raggiunte. Nei prossimi dieci anni – ha concluso – l’Europa deve capire se essere decisiva e influente o divisa e ininfluente”.