C’รจ qualcosa di osceno e di irresponsabile nel metodo e nel merito con cui era stata compilata, meglio sarebbe dire “arronzata”, la lista dei 232 Enti, Istituti, Comitati e Fondazioni cui d’ora in poi lo Stato non avrebbe dato piรน un euro dopo aver sempre versato per anni. Sbrigativa rozzezza, faciloneria burocratica, riflesso contemporaneo della mai spenta avversione al “culturame” avevano ammucchiato nella stessa lista la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, la Scuola Archeologica di Atene/Roma, la Domus Galileana di Pisa, il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l’Istituto Einaudi a Torino, l’Istituto Croce a Napoli, la Fondazione Cini a Venezia, tutte insieme a non numerossimi altri “luoghi” di reale cultura e scienza, mischiati con il Comitato per il Bimillenario di Vespasiano, quelle del Quarto Centenario di Alberico Gentili, quello dei 550 anni dalla nascita del Pinturicchio, l’Ente per la Trasformazione fondiaria e lo Sviluppo dell’irrigazione in Puglia e Lucania, tutti insieme a numerosissime sigle di conclamata inutilitร e spreco.
E c’รจ qualcosa di osceno e inquietante nel metodo e nel merito con cui la lista รจ stata cancellata e rimossa: adesso sono tutti salvi. Non c’era stato criterio nella condanna di massa, non c’รจ stato criterio nell’assoluzione di massa. Tutti indistintamente i 232 Enti, Istituti, Comitati e Fondazioni hanno gridato di essere “prestigiosi” e “indispensabili”. Non uno su 232, non uno tra tanti ha avuto il pudore civile di non dichiararsi l’ombelico della nazione e la culla della cultura. E nessuno, non uno dei tanti Teatri, scuole di cinema, istituti musicali spende un solo secondo della sua riflessione nel chiedersi quale “cultura” sia quella per cui cultura in Italia puรฒ essere prodotta e praticata solo con i soldi dello Stato. L’oscenitร della cancellazione ignorante รจ stata raddoppiata dall’oscenitร della riammissione senza cultura.
C’รจ qualcosa di osceno e di irresponsabile in un Consiglio dei ministri che approva la manovra “salvo intese”, cioรจ in ministri che non sanno cosa approvano e si riservano poi di robustamente reclamare e lavorare alle “eccezioni” alle regole appena approvate: le Province abolite e poi risorte, la liquidazione a rate per gli statali poi sparita per pressione dei sindacati piรน vicini o meno lontani dal governo, i tagli negli stipendi dei magistrati. Magistrati che all’osceno non si sono sottratti coniando “l’indipendenza dello stipendio” come garanzia addirittura costituzionale.
C’รจ qualcosa di osceno e di irresponsabile in un capo del governo che aspetta quattro giorni a firmare la manovra del suo governo. Esitazione che รจ la scena madre di una recita oscena e irresponsabile: Berlusconi che vuol far sapere alla gente che la manovra non รจ “sua”, che la subisce e non la vuole, che le prova e le mostra tutte per non assumersi appunto la responsabilitร di un atto di governo che non sarร premiato nei sondaggi di opinione. E oscena e irresponsabile รจ la conclamata bugia su cui Berlusconi appoggia la sua recita, quella per cui sono stati gli “altri” a far crescere a dismisura la spesa pubblica. Questa si รจ dilatata oltre ogni parametro anche negli ultimi dieci anni, decennio in cui soprattutto Berlusconi ha governato. Un capo di governo che fonda la sua comunicazione sulla bugia รจ osceno e non brillante, un capo di governo che gioca a dissociarsi dalla manovra finanziaria del suo governo non รจ astuto, รจ appunto irresponsabile.
C’รจ qualcosa di osceno e irresponsabile nell’opposizione che finge di giurare sulla necessitร della manovra che limita la spesa pubblica e alimenta in ogni luogo del paese la rivendicazione che la spesa pubblica non si tocchi. E’ osceno che un’intero schieramento politico, la sinistra, corra a sostenere ogni cartello innalzato dove c’รจ melodrammaticamente scritto “Senza i soldi pubblici muore…”. Irresponsabile verso il Paese e anche in fondo verso se stessa รจ una sinistra che si vuole e si piace come la federazione delle corporazioni della spesa pubblica.
C’รจ qualcosa di osceno e irresponsabile nella comunicazione che definisce “mannaia” ogni posto letto tagliato in ospedale e “macello” ogni finanziamento pubblico che non arriva piรน. Oscena pigrizia informativa e irresponsabilitร sociale nell’abdicare a ogni criterio di merito sulla qualitร , utilizzo e destinazione di quella spesa.
E c’รจ infine qualcosa di osceno e irresponsabile in ciรฒ che si dice e ciรฒ che si tiene nascosto sul federalismo prossimo venturo. Sotto la pressione della manovra, cioรจ della insostenibilitร della spesa pubblica, ciรฒ che si sta sfarinando non รจ il federalismo ma il Paese. Il peso maggiore della manovra in termini di tagli alla spesa รจ su Regioni e Comuni. Se tutte le Regioni e tutti i Comuni si vedono “tagliati” in maniera uguale i finanziamenti dallo Stato centrale succede che Regioni con bilanci consistenti e in pareggio o quasi “contribuiscono” al risanamento piรน di quanto non siano chiamate a fare Regioni piccole o in dissesto finanziario. E’ giusto che una Regione con bilancio mille e deficit dieci debba rinunciare al dieci per cento, cioรจ a cento e una Regione con bilancio cinquecento e deficit duecento debba rinunciare al dieci per cento, cioรจ a cinquanta? In termini “federalisti” รจ sommamente ingiusto. Perciรฒ le Regioni del Nord chiedono tagli “non lineari”, cioรจ non unitariamente indifferenziati. Chiedono che “tagli” di piรน chi piรน รจ in deficit e in debito, che tutte le Regioni siano obbligate al pareggio di bilancio. Se cosรฌ fosse, ci sarebbero Regioni “virtuose” obbligate a tagliare poco o nulla e Regioni “viziose” obbligate a diminuire di un terzo la spesa. Le Italie sarebbero di fatto giร due.
A meno che non sia lo Stato centrale a ripianare, non si sa con quali soldi, la spesa mancante alle Regioni “viziose”. E’ questo il costo del federalismo. Costo non sostenibile. Senza quel costo perรฒ il federalismo รจ di fatto scissione, secessione economica e sociale. E’ osceno che nessuno lo dica con chiarezza, รจ irresponsabile fare finta che non sia cosรฌ quando tutti sanno che cosรฌ รจ. Un detto popolare napoletano dice: Dividi la ricchezza e diventa povertร . Il federalismo รจ stato finora raccontato come: Dividi la povertร e diventa ricchezza. E’ osceno e irresponsabile averlo raccontato e creduto. Il federalismo รจ scelta, scommessa, conseguenze. E il federalismo con meno soldi e spesa pubblica รจ mortificazione delle aree geografiche e sociali economicamente piรน sane oppure separazione e abbandono di quelle piรน inefficienti e malate. E non uno, non uno che dica che il federalismo italiano ha un drammatico peccato originale: dovrebbe marciare sulle gambe della Istituzione piรน inefficiente, dilapidatoria e deficitaria che c’รจ, le Regioni appunto.
Osceno e irresponsabile รจ il “chiamarsi fuori”. Si chiama fuori il presidente del Consiglio e il funzionario statale che prepara il ricorso contro i mancati aumenti. Si chiama fuori il medico e il magistrato, l’intellettuale e l’attore, il burocrate e l’impiegato, il sindacato e la sinistra, il leghista di lotta e di governo. Si chiamano tutti fuori e “l’oscenitร ” non รจ per nulla percepita, anzi รจ rivendicata. Svanito ogni pudore sociale non potrebbe essere altrimenti. Quindi รจ uno “scandalo sociale” che non รจ nemmeno “opportuno” che avvenga come vuole la pedagogia evangelica: non si scandalizza nessuno. Resta la irresponsabilitร , la Grande Fuga da ogni responsabilitร . E’ ormai dogma e religione civile, ha il suo clero, i suoi fedeli, la sua liturgia, i suoi riti di massa. Costano e costeranno tutti insieme molto, moltissimo di piรน di una manovra da 25 miliardi. La danza oscena e irresponsabile ci mette un attimo a diventare danza macabra.
