Contro il presidente della Camera ieri si era scatenato il quotidiano di famiglia Berlusconi, Il Giornale. Gli attacchi alla quasi-suocera di Fini (relativi a un contratto della Rai con una società della madre della sua nuova compagna, Elisabetta Tulliani) e le minacce di ritorsioni avanzate dal presidente della Camera che parla di giornalismo “spazzatura”.
Oggi la risposta di Feltri dalle colonne del quotidiano: “Solite reazioni”. Da qui il titolo a sei colonne in prima pagina: “Fini non smentisce e ci insulta”. “Perchè, la notizia è falsa? No. Perchè è vera. Evidentemente il mondo si è capovolto”, dice Feltri, “o ci siamo capovolti noi. Avevamo sempre creduto che il nostro mestiere fosse raccontare la realtà. Ma secondo i nostri censori non è così”. Nell’articolo, “non abbiamo detto che questa storia nasconda qualcosa di irregolare. L’abbiamo segnalata perchè a nostro avviso ha delle implicazioni di costume”. Ma si è scatenata un’ondata di reazioni.
La verità scrive Feltri nel suo editoriale è che “Fini non può smentire” ed è per questo che “ci insulta”. Le parole di solidarietà rivolte a Fini da Berlusconi e Schifani per l’ultimo attacco del quotidiano di famiglia e quelle di rassicurazione indirizzate al premier da Fini nello studio di Porta a porta, non bastano infatti a dimostrare che non c’era nulla di preordinato per Feltri. “Il presidente della Camera è fuori dai gangheri. Berlusconi nel timore che qualcuno lo accusi di complicità col Giornale (del fratello) si dissocia…”. “E tutto questo non perchè la mamma della Tulliani incassi tanti soldini della Rai, bensì perchè noi abbiamo osato scoprire l’altarino e quindi leso sua maestà Fini”. Dunque anche il palazzo spalleggia sua maestà, scrive Feltri e ci rimprovera di aver messo il naso nei fatti privati del Presidente della Camera.
“Sciocchezze. Un contratto con la Rai non ha nulla di provato. È pubblico”. Invece, due giorni fa su Repubblica è uscito un pezzo che raccontava quella che sarebbe stata la vera causa del malore che colpì Umberto Bossi diversi anni fa. “Peccato che oltre a contenere delle inesattezze, faccia strame della privacy di Bossi”, spiega Feltri, se quelle “deliziose righe” le “avessimo pubblicate noi, intanto io sarei processato dal garante, probabilmente dalla giustizia ordinaria, sicuramente radiato dall’Ordine dei giornalisti senza lo straccio di una difesa della corporazione di cui faccio al momento parte”. Invece le ha “vergate” Citati per Repubblica e “nessuno ha quindi fiatato”.
Poi il direttore conclude: “Vabbè, il doppiopesismo è entrato fragorosamente nello stile di Palazzo e in quello dei giornali”. Delle due l’una: il pit-bull Feltri è diventato un agnellino o sta usando la vecchia tattica del vittimismo per smorzare i toni e rientrare nelle grazie di Palazzo?