Fini alla fine non ce l’ha fatta più e ha perso la pazienza sbottando davanti a Sandro Bondi: “Com’ĆØ possibile che Cosentino sia ancora sottosegretario?”, “E Brancher ministro?”, “Il Pdl soffre la sudditanza nei confronti della Lega” e infine “se porre certe questioni vuol dire fare il controcanto, continuerò a fare il controcanto”. Il presidente della Camera continua dunque a “smarcarsi” dalla linea ufficiale del suo partito.
Fini e Bondi erano seduti uno accanto all’altro alla presentazione della Rivista di Politica diretta dal finiano Alessandro Campi, direttore della fondazione Farefuturo. Fini stava esprimendo il proprio disappunto giĆ con i gesti: mentre il ministro della Cultura parlava, il presidente della Camera scuoteva la testa evidentemente infastidito.
I due sono partiti dandosi del “lei” perchĆ©, come ha spiegato Bondi, “il tu non riesco a darlo neanche a Berlusconi”. Fini ha detto di non avere nostalgia dei vecchi tempi e men che meno “per l’ortodossia e per il rischio di espulsione” che caratterizzava i “partiti-chiesa” come l’Msi o il Pci. Un’allusione che subito dopo ĆØ diventata rivendicazione del “diritto al dissenso”: “Il diritto alla diversitĆ di opinioni non viene meno perchĆ© c’ĆØ stato il momento catartico e liberatore del voto”. Secondo il presidente della Camera non ci può essere “il pensiero unico” in un partito liberale.
Poi ĆØ entrata in gioco la Lega. Bondi ha assicurato che “sull’unitĆ nazionale non ci sono problemi nel Pdl e neanche con la Lega”. Ma Fini ha ribattuto: “Il problema c’ĆØ”. Da lƬ ĆØ stato un crescendo nel quale quello che per Fini ĆØ “diritto al dissenso”, per Bondi ĆØ “un inutile stillicidio di provocazioni, di controcanto quotidiano che può diventare un serio problema nella costruzione del partito unitario”.
I toni del “duello verbale” si sono alzati in merito al ddl intercettazioni. Il presidente della Camera ha chiesto di fermarsi e di riflettere dopo l’allarme lanciato dal procuratore Antimafia Piero Grasso: “Su alcune questioni io non faccio finta di non vedere”. Bondi ha risposto :”Ć da mesi che discutiamo e poi non ĆØ che quello che dice Grasso ĆØ Vangelo”.
Allora Fini ha alzato il tiro e ha denunciato la “non opportunitĆ ” che il sottosegretario Nicola Cosentino resti al ministero “perchĆØ in politica bisogna essere come la moglie di Cesare al di sopra di ogni sospetto”. Bondi si ĆØ fatto rosso in volto ed ĆØ apparso sconsolato: “Sono amareggiato, si sollevano questioni minime, noi dobbiamo difendere chi ĆØ accusato ingiustamente”.
Ma quando il presidente della Camera ha sollevato il caso Brancher (“nel Pdl e nel governo non voglio che ci sia il sospetto che ci sia qualcuno che si fa nominare ministro perchĆØ non vuole andare in tribunale”), lo scontro ha raggiunto l’apice: “Su queste questioni continuerò a fare il controcanto”, ha detto Fini. “Ma cosƬ avremmo i comunisti al governo”, ha concluso amaramente Bondi.
