TARANTO – “L’Ilva sarà commissariata, perché chiuderla ci costerebbe ben 8 miliardi di euro l’anno”. Il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, ha deciso di convocare il governo la mattina del 4 giugno per l’emissione di un decreto “definitivo” già dal pomeriggio che permetta il commissariamento temporaneo dell’Ilva di Taranto. I commissari avranno il compito di gestire l’azienda e garantire l’applicazione dell’Aia. Secondo Zanonato “chi ha determinato l’allarme ambientale non può seguire il risanamento”.
Il commissariamento durerà 36 mesi al massimo, secondo la bozza del decreto legge approvata dal consiglio dei ministri, e il commissario potrà avvalersi di due subcommissari. Il ministro dell’ambiente ha il compito di nominare un comitato di 5 esperti che predisponga e proponga al Ministro, entro 60 giorni dalla nomina, ”il piano delle misure e delle attività di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidenti rilevanti”.
“DECRETO ENTRO 4 GIUGNO” – Zanonato ha poi spiegato che “il decreto ormai è definitivo” e che nel primo pomeriggio del 4 giugno arriverà la “sospensione dei poteri degli organi societari e la nomina del commissario. Al termine di questa fase di gestione eccezionale e straordinaria potranno essere ricostituiti gli ordinari organi di amministrazione restituendo alla proprietà i suoi poteri”.
“CHIUDERE COSTA 8MLD € L’ANNO” – Tuttavia, ha aggiunto spiegando i motivi che hanno portato alla decisione di procedere con un commissario a tempo, ”gli investimenti pur realizzati in questi anni non sono stati sufficienti a riequilibrare il rapporto tra produzione, salute e ambiente”, visto che ”molte disposizioni totalmente o parzialmente disattese dall’azienda”. Pertanto, ha proseguito, ”sono cresciute le legittime preoccupazioni dei cittadini”, con i rischi derivanti per lo sviluppo del Paese da un ”sentimento antindustriale”.
La questione va ”affrontata con la consapevolezza che l’azienda rappresenta per il territorio e per l’economia nazionale”, visto che ”il polo di Taranto è uno dei principali in Europa” e occupa ”12mila addetti diretti con indotto intergato verticalmente che porta l’occupazione diretta a oltre 15mila unità più 9.200 unità legate all’indotto”.
La chiusura, spiega ancora Zanonato, “avrebbe conseguenze gravi”: l’impatto economico di 8 miliardi l’anno è la risultante di ”circa sei miliardi relativi alla crescita delle importazioni, 1,2 miliardi per il sostegno al reddito e i minori introiti per l’amministrazione pubblica e circa 500 milioni in termini di minore capacità di spesa per il territorio direttamente interessato”.
L’importanza strategica “non può far venire meno gli obblighi di tutela ambientale”, aggiunge il ministro dello Sviluppo, che spiega come il governo “tende ad adottare tutte le operazioni utili a salvare l’ambiente nella consapevolezza che l’interruzione della produzione peggiorerebbe la situazione rendendo impossibile la bonifica dei siti inquinati”.
L’esigenza è quella di ”assicurare la continuità del processo produttivo e gli interventi bonifica ambientale”, perché ”il governo è convinto che la prosecuzione dell’attività industriale rappresenti la condizione preliminare e necessaria per la realizzazione degli investimenti necessari per l’ambiente”.
“CHI FA DANNI NON PUO’ RISANARE” – Secondo il ministro dello Sviluppo, nel governo c’è la consapevolezza che “il risanamento non può essere condotto con la necessaria convinzione da chi ha determinato l’allarme ambientale di cui stiamo discutendo e che mette a rischio tante persone”. Dalle decisioni che vengono prese sull’Ilva, ha concluso Zanonato, ”dipende il futuro della siderurgia italiana e più in generale la credibilità del nostro Paese”.