Rottura sì o no con il Pdl? Nelle file di Futuro e libertà vince l’ipotesi conciliazione. Il trauma, secondo il Corriere della Sera, lo vogliono in pochi falchi sulla maggioranza di colombe.
Gli irriducibili si rimettono al leader Gianfranco Fini. Per Carmelo Briguglio e Fabio Granata «il partito sarebbe la soluzione migliore , ma l’ultima parola spetta comunque a Gianfranco Fini». Italo Bocchino, anche lui considerato un falco anti-premier, spiega: «Fare un partito non dipende da noi, ma da Berlusconi. Se permane l’incompatibilità di Fini con il Pdl la nascita di un nuovo soggetto sarà un dato di fatto. Sul processo breve va bene lo scudo al premier ma il testo così com’è non può essere votato».
Giuseppe Consolo invece è per la conciliazione: «Sono finiano ma non mi sono bevuto il cervello: fare un nostro partito è una solenne sciocchezza. Sono coerente: al Senato abbiamo votato il processo breve e nessuno era contro, lo faremo anche alla Camera».
Stessa posizione anche di Donato Lamorte, fedele di Fini: «Sono nel Pdl e ci voglio restare». Catia Polidori condivide: «La nostra casa è il Pdl, siamo tutti iscritti lì ». Anche Souad Sbai è con loro
Sul fronte giustizia e le modifiche sul processo breve i finiani sono abbastanza compatti: «Bene lo scudo, ma va modificato il testo». Bocchino aveva detto: «Così non si vota». La Polidori invece con i miglioramenti la voterebbe, così come la Sbai. Barbareschi è più provocatorio: «La legge è uguale per tutti, soprattutto per il premier».