ROMA – E’ partito il sequestro dei beni di Franco Fiorito, riconducibili alla presunta sottrazione illecita dei fondi del gruppo Pdl alla Regione Lazio. Tra i beni sequestrati anche la Villa al Circeo, la jeep comprata per l’emergenza neve a Roma, il Bmw, la Smart, sette conti correnti italiani, sparsi in istituti di credito tra Roma e Anagni e quattro esteri, a Tenerife, Madrid, Santa Cruz e La Coruna. Per un valore complessivo di un milione e 300 mila euro, ovvero la cifra che la Procura di Roma ritiene che l’ex capogruppo abbia sottratto ai fondi del Pdl della Regione Lazio. Una cifra che sarebbe finita sui conti di Fiorito e poi da lui in parte ”investita” in beni immobili.
Nel decreto di sequestro disposto con decreto dal gip della procura di Roma sui beni è scritto che le tre auto debbano essere affidate alla Guardia di finanza per attività di polizia giudiziaria. Mentre il denaro dei conti correnti italiani sarà trasferito al Fondo Unico per la Giustizia.
Fiorito rinchiuso da due giorni nel carcere di Regina Coeli, secondo il quotidiano la Repubblica, è pronto a parlare e a fare nomi anche di un certo peso, nell’interrogatorio di garanzia. Nell’interrogatorio da libero dello scorso 19 settembre, scrive Repubblica, il federale di Anagni aveva già puntato il dito contro un gruppetto di corresponsabili, in quanto “consapevoli” dell’esistenza di un “Sistema Lazio”. E lo aveva fatto tirando in ballo quattro consiglieri regionali, uno dei quali, scrive Repubblica, “Pier Ernesto Irmici è occhio, braccio e orecchio di Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera”.
Cicchitto dal canto suo ha prontamente respinto le insinuazioni, “rinviandole al mittente”. “Nessuno – ha precisato – consigliere regionale o dirigente del Partito, mi ha mai neanche lontanamente informato di ciò che avveniva nella Regione Lazio per ciò che riguardava i fondi al gruppo regionale, né della loro ripartizione, né tantomeno del loro uso fatto da gruppi e da singoli consiglieri regionali. E’ evidente che non esiterò a ricorrere alle vie legali se emergono gli estremi di una diffamazione”.
Ma il legale di Fiorito, Carlo Taormina, entrando in carcere per prendere parte all’interrogatorio, ha assicurato che il suo assistito non farà nomi, “soltanto il suo”. Martedì prossimo, il 9 ottobre, il tribunale del Riesame valuterà il ricorso sulla scarcerazione di Fiorito presentato dai suoi difensori.