ROMA – Beppe Grillo tenta il Pd, lo seduce facendo intravedere a Pier Luigi Bersani ciò che fino a pochi giorni fa è stato un miraggio: l’alleanza di governo. Non gratis, ovviamente. Grillo in cambio chiede un prezzo che dalla serata di ieri è diventato salato, troppo salato, per il Pd: chiede l’elezione al Quirinale di Stefano Rodotà.
Chiede quindi troppo, o comunque lo chiede, forse volutamente, fuori tempo massimo. Perché se la proposta fosse arrivata solo un minuto prima che Bersani facesse il nome di Romano Prodi ci sarebbe stato uno spiraglio teorico di trattativa. Ma dopo che il Pd si è esposto sul suo fondatore, sul suo nome indiscutibilmente più di alto profilo e unità del partito il ritorno indietro sembra impossibile.
Ora, invece, Beppe Grillo apre come mai prima: “Votate Rodotà e si aprono praterie al governo”. Ma quella dei 5 Stelle è un’apertura che chiude a ogni altro possibile scenario. Perché Grillo aggiunge: “Prodi non lo voteremo mai”.
Il risultato è quello di uno stallo. Grillo attraverso le parole di Vito Crimi e Roberta Lombardi seduce, lascia intravedere. Ma contemporaneamente chiede un prezzo troppo alto. Prodi è per Bersani l’ultima chance di portare al Quirinale un uomo “suo” ma è sopratutto l’ultima chance per il Pd di rimanere unito.
Rodotà, invece, con classe fa anche capire che lui è pronto a farsi da parte se “di ostacolo”. Il problema, a questo punto, è tutto dei 5 Stelle. Ma quel “non lo voteremo mai” di Grillo riferito a Prodi fa sperare decisamente poco.
