ROMA – Antonio Ingroia è libero di candidarsi alle prossime elezioni: il Consiglio superiore della magistratura ha concesso l‘aspettativa per motivi elettorali all’ex magistrato. Ma il vicepresidente Miche Vietti manda un messaggio ai politici: ”Tutti si lamentano della discesa in campo politico dei magistrati, il rimedio mi sembra semplice: i partiti non li candidino e li lascino a fare il loro mestiere”. Il suggerimento è che i partiti applichino una sorta di codice di autoregolamentazione tra partiti per evitare il percorso dei magistrati dai tribunali al Parlamento.
Ingroia aveva annunciato negli scorsi giorni la decisione di lasciare il Guatemala, dove lavora in un gruppo investigativo dell’Onu, per candidarsi insieme al Movimento Arancione di Leoluca Orlando e Luigi De Magistris.
Ventuno i voti a favore, si sono astenuti Vietti, il laico del centrodestra Filiberto Palumbo e il togato Riccardo Fuzio (Unicost). Non hanno partecipato al voto i laici Nicolò Zanon (centrodestra) ed Ettore Albertone (Lega).
Tra le questioni dibattute dal Plenum del Csm c’è stata anche la partecipazione di Ingroia al congresso del Pdci. Una partecipazione che fece discutere già all’epoca, nell’ottobre del 2011, per come si definì il pm: “Un magistrato partigiano”.
Lo scorso febbraio, pur avendo archiviato la pratica per incompatibilità, il Csm aveva ”bacchettato” l’ex procuratore aggiunto per il suo intervento. Sotto accusa anche la sua affermazione secondo cui “non poteva essere imparziale nei confronti di forze che, cercano ”quotidianamente” di introdurre ”privilegi e immunità” a vantaggio di pochi, in spregio al principio di uguaglianza, e di sentirsi ”partigiano” della Costituzione.