ROMA – Insegnanti: salvati in extremis dal Governo Monti gli scatti di anzianità (dopo la rinuncia all’aumento delle ore settimanali) resta il gelo con la categoria accusata di “eccessivo corporativismo“. Ne ha parlato direttamente il premier in televisione ospite da Fabio Fazio. Brucia, più di tutte, l’accusa agli insegnanti di strumentalizzare gli studenti (“i corporativismi spesso usano anche i giovani per perpetuarsi”). Alle parole di Monti sono seguite anche quelle di Napolitano: “Non si può restare prigionieri di conservatorismi e corporativismi, come proprio ieri ha sottolineato il presidente Monti”.
Restano, però, soprattutto, le frizioni sul metodo con cui è stata trovata la copertura finanziaria (300 milioni). Le risorse arriveranno dai fondi scuola, in pratica l’onere dei risparmi è stato affidato ai sindacati stessi. Scongiurato lo sciopero unitario e spaccato quindi il fronte sindacale, da una parte Cisl, Uil, Snals e Gilda, dall’altra, quella di chi non ha firmato, Cgil e Cobas. Proprio per i timori di ordine pubblico (si paventavano scontri di piazza) il presidente del Consiglio ha convinto il ministro Grilli a cedere sugli scatti di anzianità, in effetti unica progressione salariale possibile per chi lavora nella scuola.
300 milioni serviva trovare per garantire gli scatti del 2011 e 2012 a docenti e ausiliari, tecnici e amministrativi che li hanno maturati, circa 180 mila lavoratori. Verranno trovati attingendo dal Fondo di Istituto (dotazione di oltre un miliardo) il fondo dotazioni strumentali, aree a rischio, incarichi specifici Ata. La critica più forte è sintetizzata dal segretari Flc-Cgil Pantaleo: “È il gioco delle tre carte. L’onere del pagamento si scarica sui lavoratori che dovranno rinunciare a una parte del salario accessorio, quello finalizzato al miglioramento dell’offerta formativa, cioè il valore aggiunto alla didattica. Gli scatti verranno pagati dagli stessi lavoratori, ma anche dagli studenti che avranno meno offerta formativa”.
Sullo sfondo, intanto, le accuse di conservatorismo e corporativismo hanno lasciato il segno. Sui social network sin sono rincorsi i messaggi di indignazione. Il Corriere della Sera ne ha raccolto qualcuno per riassumere il clima. Scrivono i professori che quelle di Monti sono “affermazioni false e diffamatorie: le ore pretese erano 6 e non 2, differenza non certo irrilevante”. Inoltre, “quale categoria, per giunta mal pagata, con contratto nazionale e stipendi bloccati dal 2009 (e secondo la legge di stabilità resteranno bloccati fino al 2014), accetterebbe di lavorare 6 ore in più a settimana, ovvero il 33 per cento in più a stipendio invariato?”. E ancora: “Come si fa a pensare di aver ragione quando si scavalca il contratto nazionale e si vuole cambiare il rapporto di lavoro unilateralmente, senza contrattazione, senza uno straccio di tavolo, con una legge d’emergenza?”.