Il disegno di legge sulle intercettazioni potrebbe ancora subire le tanto temute “imboscate” dei finiani alla Camera. Il messaggio lanciato da Fabio Granata, fedele “luogotenente” di Fini a Montecitorio, suona perlomeno sibillino: “Nell’iter del ddl intercettazioni alla Camera non c’é davvero nulla di scontato”.
E la frase pronunciata subito dopo dal deputato siciliano suona ancora più “minacciosa” per i “berluscones”: “I berlusconiani dicono che sicuramente il testo verrà approvato entro luglio senza modifiche? Mi sembra un’ipotesi altamente improbabile…”.
Nemmeno le parole di Berlusconi, che aveva definito il testo “blindato”, sembrano scalfire la sicurezza di Granata: “Io credo che questo possa dipendere dal fatto che in quell’occasione qualcuno abbia dato il suo via libera in modo un po’ troppo precipitoso senza dare il tempo ai nostri tecnici di valutare con attenzione le modifiche apportate dal Senato…”.
Tra i finiani infatti si sa che in molti si sarebbero risentiti per l’atteggiamento “troppo morbido” tenuto durante l’ufficio di presidenza del Pdl dagli esponenti del governo più vicini alle posizioni del presidente della Camera. Ma ora che il testo è approdato a Montecitorio si aprono due tipi di problemi: il primo è quello che riguarda i tempi, il secondo quello del contenuto che in molti puntano ancora a modificare.
Per quanto riguarda il primo aspetto, lunedì prossimo il numero uno della Camera Gianfranco Fini si incontrerà con il presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno e con i tecnici di Montecitorio per fare il punto sulla tempistica dell’ esame del provvedimento.
All’ordine del giorno dell’Aula, infatti, ci sono molti altri progetti di legge come, ad esempio, la Carta delle autonomie, il ddl Grecia, il ddl per la cittadinanza, l’omofobia, e soprattutto la manovra economica che tra pochi giorni arriverà alla Camera. E il tempo è quello che è.
Ma questo sembra un problema di poca entità per Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera e fedelissimo di Berlusconi: “Noi siamo pronti a lavorare anche ad agosto”. Uno scenario considerato irrealistico dai finiani, vista l’ endemica difficoltà del Pdl a tenere i deputati in Aula.
Per il momento, comunque, il ddl intercettazioni deve ancora essere assegnato alla commissione Giustizia (dovrebbe avvenire in una prossima seduta di Aula) per poi essere inserito in calendario. Per quanto riguarda i contenuti, i finiani non sembrano intenzionati a “mollare”.
Secondo Carmelo Briguglio “non siamo all’ultima spiaggia e abbiamo grande attenzione per le ragioni di giornalisti ed editori. Nessuno però deve tirarci per la giacca e dettarci agenda politica e ruolino di marcia”.
Per gli uomini di Fini sono molte le cose che andrebbero riviste, a cominciare dalla proroga di “tre giorni in tre giorni” concessa per gli ascolti (procedura ritenuta “troppo farraginosa”), fino ad arrivare alla questione dei cosiddetti “reati satellite” (“anche per l’usura andrebbe prevista una procedura più semplice come quella per i reati di mafia”). Poco gradite risultano anche l’autorizzazione data dal Gip collegiale (forse non ricordando, commentano nel Pd, che la misura venne inserita alla Camera per volere della Bongiorno), e “l’impossibilità di fatto di fare le intercettazioni ambientali”.
Se tali richieste venissero accolte, si fa capire tra i finiani, poi si farebbe di tutto per “accelerare l’esame alla Camera e l’eventuale terza lettura al Senato”. “Quello che però vorrei precisare – sottolinea Granata – è che non c’é alcuna connessione tra questo testo e la questione politica interna al partito. Il ddl intercettazioni così come é uscito del Senato non funziona e basta”.