CERNOBBIO (COMO) – Il Pdl non molla la presa e tiene alta la tesione sulla riforma del Lavoro in una nuova polemica con il Pd e anche verso il presidente del Consiglio per la scelta di abbandonare la strada del decreto. Tensioni che Mario Monti ha cercato di stemperare da Cernobbio lodando ”il senso di responsabilita”’ finora manifestato dai due maggiori partiti della coalizione. Dal forum della Confcommercio Angelino Alfano non ha nascosto il disagio del Pdl verso Monti che guida, a suo dire, un ”governo da ieri indebolito” e ha chiesto ”una nuova intesa politica” per andare avanti.
Secondo Alfano la gestione dei tempi della riforma del lavoro ”ha complicato la vita dell’ esecutivo”. Frasi subito condivise dal capogruppo al Senato Maurizio Gasparri che ha parlato di ”un governo da ieri ridimensionato” che, ”paralizzato dalla sinistra”, rischia di ”non mantenere quegli impegni” condivisi dal Pdl.
Il coordinatore Ignazio La Russa ha sostenuto che dopo la scelta di ieri il partito ”deve riunirsi per riflettere su come doversi rapportare con Monti” mentre l’altro coordinatore, Sandro Bondi, ha affermato, in toni apocalittici, che ”la riforma del mercato del lavoro e’ morta e sepolta e dopo la resa di Monti l’Italia e’ destinata a un lento inesorabile declino”.
Intanto, Alfano, di fronte all’ offensiva del Pd e della Cgil per modificare la riforma, varata ieri dal Consiglio dei ministri, ha alzato la posta e ha avvertito che ”se si lavora a modifiche non si puo’ immaginare che siano di un solo colore”. Posizione condivisa dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che ha chiesto, in caso di cambiamenti sull’ art.18, novita’ anche ”per quello che riguarda la flessibilita’ in entrata” paventando ”una situazione insostenibile” se proseguono i ”diktat di Bersani e Camusso”.
Sempre dal Pdl si sono solevate proteste per il ddl e l’ex ministro Altero Matteoli ha chiesto a Monti di chiarire in Parlamento ”se e’ stato il Quirinale ad imporre l’abbandono della via dei decreti”. Bersani, anche lui ospite a Cernobbio ha replicato soprattutto ad Alfano, in toni polemici: ”Non so se si indebolisce il governo discutendo’ di questioni complesse o facendo saltare i vertici per la Rai o le norme sulla corruzione”.
”Io sono qui per rafforzare l’Esecutivo e migliorare la riforma del lavoro”, ha aggiunto Bersani che da un lato ha contrastato gli attacchi del Pdl al presidente del Consiglio e dall’ altro ha rivendicato il diritto di ”correggere” quella parte della riforma che riguarda i licenziamenti economici. Il leader del Pd si e’ quindi augurato ”una discussione attenta e serena in Parlamento”.
Secondo Massimo D’Alema il ”nervosismo” in casa Pdl e’ dovuto al fatto che ”non sia scattata la trappola di spaccare il Pd e isolare la Cgil” mentre, invece, ”c’e’ un vasto schieramento che chiede di modificare la norma sui licienziamneti” e il Pd ”si fara’ portavoce di questa esigenza”. Sul fronte degli altri partiti, Pierferdinando Casini ha lodato come ”saggia” la scelta del ddl e ha invitato a rifuggire dagli ”’opposti estremismi tra chi vede ideologicamente l’articolo 18 in modo del tutto enfatico” e ”chi vorrebbe che il Parlamento fosse messo davanti al fatto compiuto”.
Dure e inflessibili le opposizioni. ”Bel risultato di governo e maggioranza: avremo piu’ licenziamenti, piu’ crisi, meno consumi e meno crescita” ha previsto il coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli mentre Antonio Di Pietro ha sostenuto che ”il governo mente e la ministra badessa parla di metafisica quando afferma che la riforma aumentera’ i posti di lavoro e non cancellera’ i diritti”.
