VARESE – Un braccialetto bianco come segno distintivo dei fedelissimi dell’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Un dettaglio che dà un tocco “glam” alla lotta intestina nella Lega Nord tra “maroniani” e “cerchio magico”. Sul dorso c’è inciso un motto: “Barbari Sognanti”. Il significato lo rivela lo stesso Maroni, in un’intervista al settimanale Panorama: “Una metafora presa in prestito dallo scrittore irredentista triestino Scipio Slataper. Morì nella battaglia del Podgora, durante la prima guerra mondiale. Ma prima riuscì a scrivere un breve e spirituale romanzo, il mio Carso”.
Secondo quanto riporta il quotidiano online Linkiesta, a usare per primo quel termine era stato proprio Maroni, nel giugno scorso. Intervenuto sul sacro prato di Pontida, si era rivolto così al popolo padano. Da quel giorno la frase è diventata un marchio di fabbrica, ostentato da tutti i parlamentari che vogliono distinguersi rispetto al gruppo della Lega capeggiato da Reguzzoni.
Intanto l’abbraccio sul palco di Varese fra Umberto Bossi e Roberto Maroni ha sancito pubblicamente il “legame indissolubile” fra i due, come ha poi sostenuto l’ex ministro dell’Interno, “soddisfatto” della piega presa dagli eventi. Ma non ha certo spento d’un colpo tutte le tensioni che attraversano la Lega Nord. La base è stata galvanizzata dalle parole di Maroni e di Bossi, saliti insieme a parlare dopo una rottura che sembrava insanabile per quel “bavaglio” comminato dal direttivo nazionale della Lega Lombarda. Quasi duemila presenze, alla fine, è stato il bilancio. Militanti vicini all’ala più bossiana del movimento hanno però disertato la manifestazione.
Abbraccio c’è stato, dunque, ma non fra le due anime del Carroccio che si avviano sulla strada dei congressi.