Volano gli stracci nell’Emilia verde del sole delle Alpi. La guerra tra Reggio Emilia e Bologna, ennesima variante dei conflitti dei campanili, si è ufficialmente aperta. Questa volta a tirare fuori i coltelli sono la dirigenza della Lega Nord di Bologna e quella della Lega Nord di Reggio Emilia.
La tensione è salita al punto che Umberto Bossi ha deciso di inviare la fedelissima Rosi Mauro, per affiancare il segretario nazionale dell’Emilia, il deputato Angelo Alessandri – una sorta di “commissariamento” secondo alcuni.
I dissensi e gli screzi personali hanno mietuto vittime a tutti i livelli e un’ondata di “epurazioni” sta rimodellando il volto della Lega emiliana. Sono così cadute le teste di Marco Lusetti, ex braccio operativo di Alessandri, e del suo sodale, Alberto Magaroli. Il “comitato di salute pubblica” leghista ha determinato anche l’espulsione di tre consiglieri comunali su sei a Modena, e quella di Marco Veronesi a Bologna.
L’espulsione di Veronesi è una dolorosa spina nel fianco per la Lega emiliana, perché dimostra il conflitto che oppone la dirigenza bolognese a quello di Reggio, da cui proviene Alessandri. Quest’ultimo ha commissariato, uno dopo l’altro, gli ultimi tre segretari provinciali di Bologna. Veronesi è solo l’ultimo capitolo di una serie di esclusioni e rese dei conti che assomigliano sempre più ad una consuetudine locale.
Le cause di questi malanimi nono sono ben chiare. Forse Alessandri pensa che a Bologna il partito sia cresciuto più della sua classe dirigente. D’altro canto, nel capoluogo emiliano sono in molti a non apprezzare le prese di posizione di Alessandri, ultima in data quella di nominare commissario leghista di Bologna, Alan Fabbri, sindaco di un paese della provincia di Ferrara.
La litigiosità leghista è, probabilmente, il regalo avvelenato dell’improvviso successo. La Lega si è trovata a gestire in Emilia un successo imprevisto di fronte ad una dirigenza politica giovane e impreparata. «Ci sono segreterie provinciali, come a Modena – dice Sandro Bellei, uno dei tre consiglieri comunali espulsi – gestite da ragazzini presuntuosi che non tollerano un minimo di dissenso: siamo a livello di stalinismo.»
Nonostante la maretta, la Lega ostenta tranquillità, una tranquillità basata su una sensazione probabilmente fondata, e cioè che la base leghista continuerà a votare Lega, nonostante i dissensi interni. «E’ un fatto naturale – dice Mauro Manfredini – Qui in Emilia prima erano tutti fascisti, poi tutti comunisti, adesso è il tempo della Lega. Noi emiliani siamo fatti così, quando si sbraca si va tutti da una parte».