Nelle stesse ore in cui il Governatore della Banca d’Italia esponeva la sua relazione generale sullo stato dell’economia, Salvini e Letta si scambiavano, secondo lessico da cronache politiche, reciproche aperture. Cioè?
Cioè facevano entrambi sapere che sia alla Lega che al Pd faceva comodo che i licenziamenti in Italia restassero bloccati per legge per tutta l’estate e magari anche in autunno. Sia Salvini che Letta avrebbero piacere di andare a raccontare che, per merito loro, in Italia non si licenzia.
In Italia non si licenzia! Bellissimo slogam, chi può opporsi senza sentirsi dare dell’aspirante macellaio sociale? Nella stesse ore in cui Salvini e Letta, Letta e Salvini reciprocamente si aprivano all’in Italia non si licenzia, Visco Banca d’Italia chiudeva la sua relazione chiedendo e proponendo alla Ue di continuare ad “emettere debito comune” dopo il Recovery come con il Recovery.
Blocco licenziamenti cioè economia congelata
Il blocco per legge dei licenziamenti causa dramma sociale ed occupazionale indotto dal Covid così lungo e massiccio lo ha praticato solo l’Italia. Perché solo l’Italia? Perché è un blocco indotto non solo dal Covid. Si bloccano i licenziamenti e si chiede (vedi i sindacati) di tenerli bloccati magari per sempre o il più a lungo possibile perché in Italia nulla c’è che davvero aiuti a cambiare lavoro, trovarne un altro, formarsi e rendersi in grado di svolgerne un altro.
E nulla c’è di pubblica e doverosa assistenza pubblica davvero legata alla ricerca e raggiungimento di un nuovo lavoro. Così si immagina, si sogna e purtroppo si pratica un congelamento dell’economia che ha lo spessore socio-economico della scelta di tenere nonno morto in frigo per intascarne la pensione. Licenziamento bloccati per legge vuol dire niente assunzioni, nessun nuovo prodotto o modalità produttiva, vuol dire supporre immobilità dei mercati su cui vendere e della merci da vendere, vuol dire impresa privata nel congelatore.
E quella pubblica di impresa che invece assume chiunque. Questa idea dell’economia che orgogliosamente Landini rivendica come progressiva, Salvini e Letta sopra ci trovano non tanto e non solo un punto di intesa quanto una affinità. E l’affinità c’è: la politica come arte dell’illusione e la politica come organismo che vive la verità come choc anafilattico.
Riforme abilitanti
Il loro nome è riforme abilitanti, cioè abilitano ad avere i miliardi che vengono dal debito comune sottoscritto dai paesi della Ue. Abilitano o non abilitano. Senza cambiare la Giustizia e i suoi tempi e modi, senza cambiare l’ostilità di fatto alla concorrenza, senza cambiare il mercato del lavoro…Senza queste e altre riforme i miliardi non arrivano più, si interrompe il finanziamento Ue ai paesi inadempienti.
Soprattutto se pure hai incassato facendo finta di cambiare, se davvero non fai quelle riforme seppellisci l’idea di continuare ad emettere debito comune europeo. E’ stato fatto debito insieme, tu nulla hai fatto per produrre risorse per ripagarlo, ti sei limitato a incassare la tua parte e ci hai finanziato illusioni elettorali, ovviamente e giustamente gli altri diranno: una volta ci è bastato, debito comune con voi mai più.
L’intero sistema politico italiano non tenta neanche di capire il concetto di riforma abilitante, l’intero sistema politico spande una pedagogia sociale per cui miliardi ci sono dovuti e che nulla debba essere fatto tranne che spartirceli in sostegni ai reciproci elettorati finanziando le reciproche e in questo caso sovrapponibili demagogie. E’ questo il giardino in cui Salvini e Letta possono passeggiare insieme: quello del compare consenso che, per dirla con Draghi, è forse il peggiore dei cattivi debiti.