Berlusconi ha rotto con Fini, che fine farà la maggioranza? Il premier ha mostrato i muscoli: “Andiamo avanti, abbiamo i numeri per governare”. La matematica però non gli dà pienamente ragione, almeno allo stato attuale delle cose: senza i finiani la maggioranza, almeno alla Camera, è una chimera. E nemmeno Casini, al quale il Cavaliere aveva strizzato l’occhio, andrà in soccorso dell’ex alleato: “Nessuno dell’Udc andrà con lui”.
La partita più dura per Berlusconi si è aperta a Montecitorio: i deputati che hanno giurato fedeltà a Fini sono 33. Facendo un rapido calcolo, la maggioranza dispone attualmente di 341 deputati. Senza i 33 finiani si arriverebbe a 308. Per avere la maggioranza parlamentare ne servono 316. Dunque, se i numeri rimarranno questi, il governo sarà costretto a “contrattare” ad ogni voto, proprio come pronosticato da Fini. Ma alcuni finiani hanno comunque assicurato il proprio sostegno all’esecutivo, una sorta di “appoggio esterno” almeno fino a fine legislatura.
Berlusconi conosce il rischio numerico e cerca di consolarsi con altri numeri, quelli dei sondaggi: secondo un rilevamento dell’Euromedia research della fedelissima Alessandra Ghisleri, gli “scissionisti” varrebbero, in ottica elettorale, dall’1 al 3%. Dati in contrasto con quelli di Luigi Crespi: “I finiani allo stato attuale prenderebbero il 9,5%”.
La squadra di “Futuro e Libertà ” (il nuovo gruppo parlamentare dei finiani) potrebbe allargarsi con uno dei tre senatori del Mpa di Lombardo. Secondo indiscrezioni, anche la Poli Bortone sarebbe in trattativa, sebbene sia uscita dal Pdl (fondando Io Sud) proprio per i suoi contrasti con Fini.
I sondaggi però possono essere utile nel caso del ritorno alle urne, che è proprio la possibilità che Berlusconi vuole scongiurare: per questo il premier avrebbe cominciato una sorta di “campagna acquisti”, come ha confermato il finiano Raisi.
L’operazione che Berlusconi avrebbe cominciato ad allestire già prima del divorzio ufficiale da Fini è quella che porta dritti dritti ad un vecchio “compagno di merende” come Pier Ferdinando Casini. Il premier avrebbe cercato di portare a sé gli uomini dell’Udc, ma Casini lo ha stoppato sul nascere: “Sono già coniugato, non cerco fidanzamenti”. Poi il leader centrista ha ribadito a chiare lettere che “questo matrimonio non s’ha da fare”: “Nessuno dei miei andrà con Silvio”.
Anche Alleanza per l’Italia di Rutelli sbatte la porta in faccia al premier: ”Nessuno pensi di spendere il nome di un movimento politico che è nato in modo coraggioso, nuotando controcorrente per operazioni balneari. detto in cinque parole, non c’è trippa per gatti”.
Insomma, nonostante le rassicurazioni di Berlusconi, la situazione è sempre più critica per il governo. Chissà se anche stavolta estrarrà un “numero” dal cilindro, o, forse, sarebbe più appropriato dire dal pallottoliere.